lunedì 18 aprile 2016

RECENSIONE: Mistress America



Titolo: Mistress America
id., USA 2015
Cast: Greta Gerwig, Lola Kirke.
Sceneggiatura: Greta Gerwig, Noah Baumbach.
Regia: Noah Baumbach.
Durata: 85'

Chi l'ha detto che a New York si ha una vita eccitante ed estremamente cool? Chiedetelo a Tracy (Lola Kirke),  matricola universitaria dalla vita sociale non proprio esaltante. La 'sonnolenta' vita di Tracy viene scossa dall'arrivo di Brooke Cardinas (Greta Gerwich), sua futura sorellastra e vulcanica trentenne che si districa tra lezioni di spinning, una band con la quale canta occasionalmente e il sogno di aprire un ristorante. Brooke trascina Tracy nel suo mondo eccitante con base a Time Square, ma non tutto è oro quel che luccica.
Noah Baumbach torna a esplorare la vita newyorkese colmando il gap tra i ventenni (quasi trentenni) di Frances Ha e i quarantenni affascinati dai ventenni di Giovani si diventa, arrivando con Mistress America a una sorta di trilogia ideale, tre film che rappresentano crisi generazionali con annesse difficoltà a sopravvivere nella metropoli newyorchese. 
Per l'occasione 'arruola' la fidata Greta Gerwich  - che ha il compito di offrire uno sguardo sull'unverso dei trenta, trentenni che affasciano i ventenni nonostante siano in perenne crisi;  con annesso punto di vista sui ventenni che non sanno come godersi la gioventù. Messa così è un po' ingarbugliata e confusa, ma i personaggi di Baubach sono di fatto ingarbugliati e confusi, alla perenne ricerca della propria strada, a prescindere dall'età. 
Infatti da un lato troviamo Tracy, che dovrebbe sprizzare interesse e 'fame di vivere' in una delle più eccitanti città rese immortali dal cinema (Woody Allen docet) e dalla televisione (Sex and the City), e invece niente, si trova come un pesce fuor d'acqua al limite dell'apatico e l'unica cosa che la stimola è la scrittura. E la quasi sorellastra è la sua musa perfetta per il suo romanzo, la sua mistress America del titolo.
Dall'altro lato invece abbiamo Brooke, la vitalità fatta a persona. Brooke è terribilmente cool, tanto che la sua ex amica le ha rubato il fidanzato, il progetto lavorativo e pure il gatto. Al di là di questi incidenti di percoso, Brooke non si perde d'animo, godendosi ogni cosa che le offre la città che non dorme mai, permettendole di fare quello che vuole, o quasi. 
Perché Brooke la trentenne vive nel mondo dei sogni, dove immagina di aprire (l'ennesimo) ristorante hipster in una metropoli hipster dove anche il gatto rubatole può diventare a sua volta hipster, dando per scontato che tutto le sia dovuto e che basta una bella idea per aprire il vaso di Pandora che porta alla felicità e alla realizzazione professionale. Forse solo per un breve periodo, prima di passare a qualcos'altro di più sfizioso. 
E invece i ventenni come Lola hanno i piedi ben piantati per terra (o almeno così sembra), e anche se lei non sa abbandonarsi alla leggerezza che la sua età le consente di vivere, freme di competizione per poter accedere a un prestigioso club letterario, anche a costo  di 'rubare' la vita di Brooke - che a sua volta ruba l'ingenuità dei venti anni che non ha più per costruire i suoi castelli in aria e vivere solo il lato frivolo della vita - arrivando ad apparire ridicola agli occhi di Tracy che non la mette su un piedistallo. E una volta scesa nel mondo reale, Brooke capisce che i 'sogni non son desiseri' (vale solo per quella gran cula di Cenerentola!) e a nulla vale il viaggio on the road in Conneticut con confronto/scontro con l'ex, che non è proprio amorevole come la fata Turchina, dicendole che la sua carrozza è sempre stata una zucca (e il principe è anche in sovrappeso e preferisce la sorellastra cattiva a lei). 
Brooke incassa il colpo, ma da brava sognatrice qual è non si perde d'animo, raccoglie i cocci e si rimette in carreggiata. Tracy invece ridimensiona le sue velleità letterarie e forse ha perso l'occasione di vivere una vita vera, e non artificiale come un (bellissimo) romanzo può essere.
Mistress America non ha la briosità di Frances Ha, ma comunque offre uno sguardo disilluso e meno cinico di Giovani si diventa, rappresentando una generazione che può solo sognare una vita fantastica atteggiandosi da vincenti, facendo credere di avere il mondo in mano e invece è solo uno specchietto per le allodole. Scritto dalla 'premiata ditta Gerwich & Baumbach', Mistress America ha il merito di raccontare una generazione di trentenni che nasconde la propria fragilità dietro un vulcano di idee che purtroppo rimangono tali; esercitando un discreto fascino verso i ventenni che quasi vampirizzano questi modelli di comportamento pur di arrivare alla propria meta, dimenticandosi che hanno tutto il tempo davanti per testare il sapore del cinismo e della disillusione. Forse è meglio essere ogni tanto sognatori, no?

Voto: 7
A.M.

4 commenti:

  1. Film molto hipster e molto cool nel suo essere anti-cool (e anti-cula Cenerentola).

    Non potevo che adorarlo. :)

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    1. Solo Cenerentola può essere una gran cula, hahaha! Egnente, se ci piace la coppia Gerwig-Baumbach, non possiamo non apprezzare i loro film! :-)

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  2. Non te ne perdi uno di Baumbach, eh? Io l'ho evitato accuratamente stavolta... :D :D

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    1. Quando cresci a pane e Woody Allen, i risultati sono questi e finisco per non perdermi anche i suoi adepti/eredi, eheh! :-D

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