martedì 29 settembre 2015

CULT MOVIE: Susanna!





Titolo: Susanna!
Titolo originale: Bringing Up Baby
USA, 1938
Cast: Katharine Hepburn, Cary Grant, May Robson, Virgina Walker.
Sceneggiatura: Dudley Nichols, Hagar Wilde.
Regia: Howard Hawks.
Durata: 102'

La fisica insegna che due magneti che hanno la stessa carica si respingono, mentre i magneti con i poli opposti si attraggono. È ciò che accade tra David Huxley e Susan Vance, così diversi e apparentemente incompatibili, ma quando vengono messi insieme producono una carica esplosiva.
David è uno studioso ligio al dovere, un po' noioso e goffo nelle relazioni interpersonali, sceglie nella segretaria algida la sua compagna di vita ideale, sacrificando la famiglia in nome della loro "creatura", dedicandogli la propria esistenza ordinata (e ordinaria).
Susan Vance invece è un'ereditiera viziata, svampita, capricciosa, fa del caos e del disordine il suo stile di vita, così libera dalle convenzioni e indipendente. 
La vita grigia di David si scontrerà completamente con quella briosa e colorata di Susan, in un susseguirsi di equivoci e gag fin dal loro primo incontro, e per David è praticamente impossibile non rimanerne travolto e anche affascinato, facendosi completamente trascinare (letteralmente, quando Susan prende per sbaglio la macchina di David e se lo porta via dopo la partita a golf) dalla svitata ereditiera. 
L'alchimia tra i due è già nell'aria e si tramuta in una serie di equivoci che porteranno David e Susan a corteggiarsi inconsapevolmente, anche se David cercherà di negare dal principio l'attrazione per la "mina vagante".
David scivolando su un'oliva gettata per terra da Susan per sbaglio, cade nella sua rete, cominciando un gioco di seduzione e attrazione fisica  sotto forma di gaffe, con una giacca strappata da lei e la gonna da lui, facendola finire in biancheria. E la loro alchimia risulterà perfetta con quella camminata sincronizzata attuata per sfuggire all'imbarazzo di entrambi, nel mezzo di una sala di commensali altezzosi e altolocati. 
Perché entrambi sono come due pesci fuor d'acqua: David è capace di comunicare più con i dinosauri che con le persone, si trova in difficoltà nell'adulare l'alta società per il suo finanziamento, mentre Susan, seppur una donna ricca, è talmente fuori dagli schemi da sentirsi a disagio in mezzo alle convenzioni e a tanto, tanto snobismo. 
Ciò avviene soprattutto quando cerca di aiutare David nella sua impresa, pur avendo le sue conoscenze, non fa altro che combinare pasticci, seppur in buona fede.
Susan capisce che David è il suo "pallino", l'uomo della sua vita, e con immensa goffaggine mista a civetteria, tenta di accalapppiare David, e lo coinvolge in un'avventura che lo porterà a mostrarsi per quello che non è, facendo emergere il lato vivo di David, congelato dietro un paio di occhiali e tanta professionalità.
Niente infatti è come sembra e un gesto (o meglio, una figuraccia) porta a mostrare una realtà vera ma falsata allo stesso tempo, come l'incontro (infausto) con miss Random, che vede per la prima volta David con una vestaglia rosa, dove il malcapitato cerca di giustificarsi affermando di essere diventato gay (per la prima volta questo termine venne usato in una commedia); o quando Susan e David vengono scambiati per una gang di rapinatori di banche, arrivando al climax degli equivoci. Niente è come sembra dunque, ma tutto è come si vuol far credere e Susan lo capisce e mette in scena questa buffa parabola pirandelliana, dove alla fine dei giochi, buttate le maschere,  sembra risultare la più autentica e genuina. 
Dopo il caos torna il sereno e alla fine la distruzione portata da Susan porta alla ricostruzione di un nuovo David, più vivo, proprio come il leopardo Baby e non più "morto" come un brontosauro, allevando un nuovo stile di vita.
Capolavoro della screwball comedy (che riprende le gag slapstick "alla buccia di banana" di Mack Sennet mescolata con l'eleganza dell'upper society rappresentata) diretto dall'eclettico Howard Hawks,  Bringing Up Baby (Susanna! il titolo in italiano) è la rappresentazione del dualismo e degli opposti, a partire dai due protagonisti, così diversi singolarmente, ma complementari insieme, dalla rappresentazione di due tipi differenti di donna, quella volubile e imprevedibile di Susan, così in netta contrapposizione con la rigida e composta Alice; fino alla metafora del brontosauro, sinonimo di piattume per David, al leopardo addomesticato Baby, aggressivo ma tenero come Susan.
Bringing Up Baby è una pietra miliare della commedia americana, con la strepitosa coppia Cary Grant e Katharine Hepburn (definita dalla critica "veleno al botteghino" per via dei flop collezionato, incluso questo), che, a distanza di 75 anni, è ancora in grado di divertire con leggerezza e raffinatezza.

Voto: 10


A.M.

lunedì 28 settembre 2015

FILMOGRAFIA: Claudio Caligari




Nome: Claudio Caligari
Data di Nascita: 07/02/1948
Data di morte: 26/05/2015
Luogo di nascita: Arona, Italia
Professione: Regista



Regista: 

(2015) Non essere cattivo
(1998) L'odore della notte
(1983) Amore tossico

giovedì 24 settembre 2015

SPOT REVIEW: Premium goal





Titolo:
Mediaset Premium calcio
Italia, 2013
Testimonial: Arrigo Sacchi.
Regia: Luca Miniero
Durata: 31"


Arrigo Sacchi è in un campo di calcio insieme al nipotino, intento ad allenarsi. Mentre il ragazzino palleggia, chiede allo zio: "pensa se non esistesse il calcio".
Sacchi ci pensa un attimo e s'illumina e pensa a un'altra sua passione: "farei cinema" e s'immagina seduto su una sedia di regista con tanto di nome, di quelli in stile hollywoodiano per intenderci, intento a dirigere un film in costume con una scena d'amore.
Durante la fatidica scena del bacio il mister non è soddisfatto, e quando la deontologia professionale ha il sopravvento, chiede all'assistente alla regia (non proprio charmant) di scaldarsi per sostituire l'attore, come se fosse un calciatore durante una partita, perché alla fine, Arrigo Sacchi è pur sempre un allenatore e ha il calcio nel DNA. 
D'altronde, quando un mister pretende la perfezione sul campo da gioco, non può non pretenderla anche su un set di una pubblicità. E vale lo stesso anche se stai sognando
Come la moltitudine di italiani, che da anni usufruisce del biglietto allo stadio, delle uscite al pub, della diretta in TV "in chiaro" o con l'abbonamento, in questo caso con Mediaset Premium. Perché è impossibile pensare a una vita senza il calcio.
La campagna Pensa se... con protagonista l'ex CT della nazionale, nonché una gloria del bel calcio che fu Arrigo Sacchi (di cui è testimonial anche per il pacchetto cinema), è simpatica e ben diretta dal regista Luca Miniero (Benvenuti al Sud) e il mister è ironico nel prendersi un po' in giro e si presta divertito (e probabilmente divertendosi) a questa possibile "seconda vita" se non avesse fatto il coach per uno dei più importanti club italiani.
Sacchi dimostra con nonchalance di avere senso dell'umorismo, prendendosi un po' in giro e stando al 'gioco'. 
Se il calcio non esistesse, probabilmente molte donne non verrebbero lasciate da sole di domenica, come cantava Rita Pavone in una celebre canzone...

martedì 22 settembre 2015

MONOGRAFIA: Tamara Dobson



Spesso le modelle fanno il grande salto e passano con disinvoltura dalla passerella alla macchina da presa. Come accadde alla bellissima Tamara Dobson, che posò per riviste del calibro di Vogue, ma che sarebbe poi diventata una delle prime icone femminili della Blaxploitation.
Tamara Dobson nacque a Baltimora il 14 maggio del 1947 e iniziò giovanissima a calcare le passerelle. Debuttò al cinema nel 1972 con Come Back, Charlestone Blue, ma divenne famosa con il ruolo di Cleopatra Jones in Cleopatra Jones: licenza di uccidere (1973), film di punta del cinema afroamericano.
Se nel genere Blaxploitation la queen per eccellenza fu Pam Grier, Tamara Dobson ebbe l'onore di contribuire a migliorare la posizione delle attrici afroamericane all'interno dell'industria cinematografica. Bye bye personaggi alla Mamie, è ora di tirare fuori le unghie (e anche i calci) sgretolando i cliché della donna di colore al cinema.
Cleopatra Jones è infatti una sorta di James Bond in gonnella: bellissima, sexy, atletica, capace di stanare i gangster a colpi di kung fu, lontana dallo stereotipo della donna afroamericana debole o succube. Dobson riuscì a creare un personaggio forte, determinato e soprattutto estremamente cool. E fu uno strepitoso successo.
Tamara Dobson divenne la diva della Blaxploitation e il successo di Cleopatra Jones portò a un seguito, Cleopatra Jones and the Casino of Gold (1975).
Poi venne Pam Grier con Foxy Brown, e la sua stella cominciò ad esclissarsi. Non che fosse colpa di Grier, semplicemente Tamara Dobson faticò a trovare uno spazio al di là del genere Blaxploitation.
Ancora un film al cinema con Norman... Is that you? (1976), e poi qualche apparizione televisiva, per poi eclissarsi negli anni Ottanta.
Beffa del destino, il suo corpo atletico e scultoreo fu devastato dalla sclerosi multiplà, che la portò via il 2 ottobre del 2006.
Una manciata di titoli, ma il titolo di principessa della Blaxploitation non glielo toglie nessuno. 
Tamara Dobson diede un grande contributo per il cinema afroamericano.

lunedì 21 settembre 2015

LEZIONE DI CINEMA RELOAD EDITION: Il close up - Shining Vs Viale del tramonto



... Vieni più vicino, più vicino ancora, ecco, così. ora puoi vedermi meglio. Sembra la fiaba di Cappuccetto rosso - dove il lupo cattivo gioca la carta del 'per vederti meglio bambina mia' per calare la maschera e mangiarsi in un boccone la bimba che ha attraversato il bosco per andare la nonnina malata - ma non è così. O almeno, sembra suonare così ,ma più violento e spaventoso in Shining di Stanley Kubrick, dove Jack Torrance (Jack Nicholson) ormai impazzito, 'caccia' moglie e figlio come se fosse un lupo cattivo della celebre fiaba.
 La scena culto in cui Torrance è dietro la porta del bagno dove si è rinchiusa la moglie Wendy-tesoro-luce-della-mia-vita (Shelley Duvall) ha il suo climax con un close up di Torrance che è riuscito a rompere la porta, il cui buco incornicia il suo volto ripreso con un close up, mostrando tutta la sua follia luciferina.
Il close up o primo piano, è una inquadratura che stringe fermamente su un personaggio o un soggetto in particolare.
La macchina da presa si avvicina lentamente arrivando a cogliere l'emozione che prova un personaggio, cogliendo un dettaglio (una espressione corrucciata della bocca, un sopracciglio inarcato), un particolare momento - o anche solo per dare la giusta importanza al protagonista. 
Il close up è qualcosa di intimo, che mette a nudo l'emozioni del protagonista - che sia di paura, gioia, sgomento, sottolineando quel momento per dare pathos a una scena.
Se uno dei più bei close-up appartiene a Viale del tramonto, alla quale gli avevo dedicato una
Sono pronta per il close up
'lezione' l'anno scorso, non è da meno anche questo close-up di Shining, dove con una sola inquadratura, Kubrick riesce a catturare l'anima indemoniata di Jack Torrance. A distanza di 30 anni (Viale del tramonto è degli anni Cinquanta, Shining è degli anni Ottanta), questo semplice primo piano è la scelta vincente per racchiudere in un solo istante la natura psicolabile dei personaggi: se Norma Desmond vive nella sua follia all'ombra dei fasti della grande attrice che fu, Jack Torrance viene intrappolato in un vortice di follia nei meandri del demoniaco Overlock Hotel.
L'effetto close up è efficace allo stesso modo, ma viene rappresentato in maniera differente: Billy Wilder si avvicina lentamente con la macchina da presa, invocata da Norma nel
Here's Johnny!!!
pieno del suo delirio, fino ad arrivare a lei, ormai priva della sanità mentale, convinta di essere sul set cinematografico con Cecil B. De Mille.
In Shining, Stanley Kubrick crea un'atmosfera di terrore perpetua grazie alla suspence, ma poi boom! Ecco che Torrance rompe la porta al centro con un colpo di accetta, e all'improvviso l'inquadratura scatta con un close-up che terrorizza Wendy. E anche lo spettatore. E' come se Kubrick volesse farci entrare in empatia con Wendy, e così quando si spaventa lei, ci spaventiamo anche noi, perché il close up è 'secco' come se fosse tagliato con un'accetta dal montaggio.
Il bello del cinema è che se da un punto di vista tecnico ha delle regole precise, dal punto di vista cinematografico può essere interpretato in vari modi, raggiungendo vette di puro cinema.

venerdì 18 settembre 2015

WES CRAVEN DAY: La casa nera

Oggi la combriccola di cineblogger ha deciso di omaggiare il grande regista Wes Craven, scomparso il 31 agosto scorso. Director's cult dedica la recensione de La casa nera, nella speranza che non faccia ribaltare il sommo punendola con incubi ad hoc.


So long, Wes





Titolo: La casa nera
Titolo originale: The People Under the Stairs
USA, 1991
Cast: Brandon Quintin Adams, Wendie Robie, Everett McGill, Ving Rhames.
Sceneggiatura: Wes Craven.
Regia: Wes Craven.
Durata: 101'


Wes Craven è conosciuto soprattutto per essere stato il papà di Freddy Kruger nella saga Nightmare e per aver dato vita agli incubi di Sidney Prescott, perseguitata dal killer con la maschera dell'Urlo in Scream.
Craven però da buon letterato e filosofo che fu, riuscì a rappresentare gli incubi della società americana, traducendoli in film che definire solo horror è riduttivo. Vale anche per La casa nera, titolo che cavalca l'onda de La casa di Sam Raimi, dove prende vita una favola noir dai toni truculenti e una spruzzata di sense of humor. 
Wes Craven con La casa nera non ha bisogno di un mostro con una lama al posto delle dita, gli basta attingere dalla vita reale.
Perché la vita può essere un inferno. E' rappresentata dalla povertà, dal razzismo, dall'appartenere a una etnia costantemente denigrata, dalla malattia, dalla paura di perdere la propria madre, dalla paura di rimanere senza un tetto sopra la testa.
Tutto questo cumulo di 'babau' lo vive il giovane Fool (Brandon Quitin Adams), ragazzino sveglio, ma povero, afroamericano che vive in una casa fatiscente in un ghetto con la madre malata di cancro. Fool vive nella fatiscente casa di proprietà dei Robenson (Wendie Robie ed Everett McGill) che si arricchiscono percependo gli affitti del quartiere in qualità di padroni di casa e che vuole sfrattare il ragazzino e la sua famiglia per poter demolire l'immobile.
Fool però vuole combattere i propri demoni e si affida a Leroy (Ving Rhames) che gli offre una soluzione semplice quanto efferata: entrare in casa dei Robenson e prendere un bel bottino fatto di monete d'oro. Fool, Leroy e un suo compare riescono a entrare nella casa, d'altronde gli afroamericani sfortunati finiscono sempre per imboccare una strada sbagliata, no? 
Le vittime designate per il colpo sono i signori Robenson sono perbene, Ms Robenson è un po' troppo severa con la figlia Alice, così dolce e indifesa, ma dall'esterno appaiono cittadini tranquilli e benestanti. Una famiglia americana come tante.
Fuori, la casa dei Robenson è perfetta: è una enorme villa con uno stagno e un giardino curato. Il signore e la signora Robenson sono rispettati. Niente a che vedere con la casa fatiscente di Fool, dove la sorella gioca ai tarocchi, e i tossici tirano su l'anima sulle scale fuori dalla porta di casa.
Craven gioca bene con gli stereotipi del bianco 'buono' e del afroamericano 'cattivo,' ma ben presto ribalta le carte in tavola.
Non tutto è oro ciò che luccica e Fool, Leroy e il suo compare lo scopriranno a loro spese.
La casa in realtà è una fortezza dove regna indisturbata la follia di 'Mami' e 'Papi' Robenson fratelli incestuosi che tengono segregata la giovane Alice, ragazza fragile e plagiata che crede di essere la loro figlia. Sadici e folli, Mami e Papi hanno delle persone che vivono nel sottoscala (che riprende il titolo originale del film), e una volta entrati, Fool e Leroy ne rimangono intrappolati e senza via d'uscita.
Fool sembrava un ragazzino dal destino segnato, e invece si rivela essere scaltro, intelligente e furbo, tale da riuscire a percorrere i meandri della casa-prigione fatta di botole, stanze segrete e altre nefandezze, diventando una speranza di salvezza per gli altri 'inquilini'. 
Ma come ogni favola dark che si rispetti, l'inferno costantemente evocato da Mami bussa alla sua porta per presentarle il conto, con la comunità che esige i propri diritti, facendo sprofondare negli inferi i Robenson.
Wes Craven nel corso della sua carriera ha creato delle eroine femminili ca*zute (Nancy e Sidney su tutte, splendide bitch come Gail Waters), ma se questa volta affida a un ragazzino il compito di combattere i propri mostri, crea comunque un personaggio femminile malvagio ad hoc: i Robenson sono pazzi, ma nella coppia è lei che comanda, è lei che istiga Mr. Robenson maneggiandolo come una marionetta indemoniata. E' grazie a Mami che Papi può scatenare i suoi più disgustosi impulsi omicidi , così come è sempre Mami che sa come fermare la sua potenza squilibrata rimettendolo al suo posto quando sfugge al suo controllo. Da contraltare è Alice, che è una figura fragile e plagiata, ma che sa ribellarsi e smarcarsi da un potenziale destino tragico già scritto dalla perfida Mami.
Se American Horror Story: Murder House ha una casa degli orrori di tutto rispetto da potersi avvalere di un grado di separazione da La casa nera (Constance/Jessica Lange non ha nulla da invidiare a Mami/Wendie Robie), La casa nera potrebbe vantare a sua volta una lontana parentela con I Goonies, dove il gruppo di mitici ragazzini sono alla ricerca di un bel bottino per salvare il proprio quartiere.
Craven è un maestro nel creare le giuste atmosfere inquietanti grazie a un sapiente uso della musica e della fotografia e soprattutto bravura tecnica e nel dirigere i 'pazzi' impersonati da Wendie Robie - che sembra la versione psicopatica (cinematograficamente parlando) di Julia Roberts -  ed Everett McGill, che con tuta il latex fetish/sadomaso d'ordinanza fa un figurone. D' altronde aver recitato inTwin Peaks aveva dato i suoi frutti, interpretando rispettivamente Nadine Hurley e 'Big' Ed Hurley.
Etichettare come horror La casa nera è come detto all'inizio riduttivo. Ha i suoi momenti gore e truculenti, e non manca una buona dose di ansia, ma il tutto è stemperato da una buona dose di ironia e soprattutto Craven usa questa 'favola' per ragazzi e anche per adulti per offrire una delucidazione sugli effetti del capitalismo post anni Ottanta, sull'arroganza e avidità dell'etnia caucasica ai danni di quella afroamerica, offrendoci un finale per l'appunto favolistico dove il forte senso della comunità ha la meglio per combattere quel mostro chiamato denaro. 

Voto: 7/8

Hanno reso omaggio:

Il Bollalmanacco - Il serpente e l'arcobaleno 

Non c'è paragone - La casa nera

Mari's Red Room - L'ultima casa a sinistra

Scrivenny - Scream 

Combinazione casuale - Nightmare - Dal profondo della notte

WhiteRussian - Red Eye

Cinquecento Film Insieme - Scream 3 e 4

Pensieri Cannibali - Nightmare - Nuovo incubo

In Central Perk - Nightmare - Dal profondo della notte

Il Zinefilo - Dovevi essere morta

Montecristo - L'ultima casa a sinistra

mercoledì 16 settembre 2015

100% PURE GLAMOUR: Birking Bag




La Birking Bag è una delle borse più desidate dalle fashion addicted. Bramata a tal punto da essere diventata protagonista in un episodio di Sex and the City, dove la PR Samantha Jones brama una f**tuta Birking arrivando a spacciarla come regalo per la sua cliente Lucy Liu.
Creata dalla casa di moda francese Hermes, prende il nome dall'attrice Jane Birkin, alla quale Hermes dedicò questa borsa come accadde per Grace Kelly con la Kelly Bag negli anni Cinquanta.
Leggenda volle che nel 1984  l'attrice Jane Birkin durante un volo Parigi-Londra, dove viaggiava anche lo stilista della maison francese Jean-Louis Dumans, aprì la sua borsa del brand Hermes dalla quale ne cadde il contenuto. Dumas chiese a Birkin se poteva fare delle modifiche alla sua borsa, e in seguito aggiunse una tasca, che è diventata standard nelle borse.
Durante il volo Birkin lamentò il fatto di non essere riuscita a trovare una borsa per il week-end che fosse pratica, ma che non rinunciasse a stile e femminilità.
Dumas prese in considerazione la 'lamentela' dell'attrice e creò un prototipo che dedicò a lei, facendo diventare successivamente la Birkin Bag un oggetto di culto. Anche perché non è così facile comprarne una.
La Birking è una handbag in pelle morbida da risultare quasi floscia e di grande capienza non rigida, serrata da una chiusura in oro e due passanti.
E' interamente lavorata a mano e una borsa richiede dalle 18 alle 20 ore di lavorazione.
La Birkin può avere 4 grandezze che varia dai 25cm ai 40cm e l'interno può avere lo stesso colore della borsa.
Le pelli per realizzare la borsa sono pregiate, dal coccodrillo al cuoio di vitello al togo, pelle che una volta lavorata permette alla Birkin di non subire graffi e danni provocati dalle intemperie. Il materiale più pregiato è la pelle Chevre, pelle di capra più costosa della versione con la pelle di vitello lavorata a mano.
La Birking Bag oggi è un oggetto di folle amore per le fashioniste che richiede tempi di attesa lunghi per poter ottenere questo oggetto di moda che è comunque legato al cinema grazie a Jane Birkin.


THE GOLDEN ERA: Musidora




Per gli amanti del cinema muto francese rimarrà per sempre Irma Vep.
Musidora, nome d'arte di Jeanne Roques fu la stella di punta della Gaumont, casa di produzione made in France che ha realizzò nel primo decennio del Novecento cult come Fantomas e Les Vampires.
Jeanne Roques nacque a Parigi il 23 febbraio 1889 e fin da bambina espresse doti artistiche nella pittura, scrittura e scultura, ma soprattutto la danza, talento che espresse nel 1910 nella commedia La Loupiotte
Decisa a esprimere le sue capacità artistiche nel mondo dello spettacolo, prese il suo nome d'arte Musidora da un personaggio creato dallo scrittore Théophile Guatier.
Il successo cominciò ad arrivare esibendosi nel locale Bataclan, dove divise il palcoscenico con  la futura scrittrice Colette. Il passo dalla rivista al cinema fu breve: nel 1913 debuttò nel dramma Lès Miseres de l'aiguille, nel ruolo di una sartina caduta in miseria, ma fu Louis Feulliade ad aprirle le porte per il cinema, che la scoprì vedendola ballare il tango a Les Folies Berger.
Feuillade vide in lei un'artista di talento e decise di metterla sotto contratto con la Gaumont., facendola diventare la sua musa.
Scrittuata dal regista francese, ebbe una parte in Severo Torelli (1914), dramma tratto da un'opera teatrale di François Coppée.
Durante la Prima guerra mondiale recitò in film patriottrici, ma nel 1915 avvenne la svolta ancora una volta grazie al suo pigmalione, Feulliade: khol sugli occhi in contrasto con la pelle diafana, Musidora divenne Irma Vep, donna gangster della banda criminale Les Vampires. 
Les Vampires è un film muto diviso in 10 episodi, che vede protagonista la banda dei Vampiri imperversa terrorizzando gli ambienti borghesi di Parigi con una serie di furti. 
Musidora appare dal terzo episodio, nelle vesti di una cantante che ha una doppia vita diventando la criminale Irma Vep (acronimo di Vampire).
Irma Vep la trasformò in una delle prime dark lady del cinema europeo, al pari di Theda Bara in America. Irma Vep è bella, elegante e corteggiata, capace di destreggiarsi tra un salotto borghese e un ambiente malavitoso sordido, dove può esprimere con la banda I vampiri il suo lato oscuro.
Dark e sensuale, la cantante di cabaret si trasforma indossando una sensuale tuta nera, divendando un angelo del male sensuale.
Con Les Vampires, Musidora entrò nell'immaginario onirico collettivo, adorata dai fan e anche dal gruppo artistico dei Surrealisti.
Sulla scia di Les Vampires, Feuillade creò per lei il personaggio di Diana Monti, protagonista del noir Judex (1916), nei panni di un'avventuriera che cerca di mettere le mani sul patrimonio di un milionario francese. Il look di Musidora è estremamente dark: capelli lunghi, pelle pallida bianco latte, occhi cerchiati dalla matita kajal e labbra scure, divenne l'archetipo della vamp.
Stile che fu molto amato dalle riviste di moda, e anche dal surrealista Breton. che la invitò a esibirsi alle loro serate artistiche e intellettuali.
Musidora però non fu solo una femme fatale, ma fu anche una regista, in un mondo ancora dominato dagli uomini, dove le donne erano relegate alla recitazione.
Musidora diresse nel decennio tra il 1915 e il 1925 dieci film purtroppo oggi andati perduti eccezione per Sol y ombra del 1922 e Tierra
Decise di lasciare il cinema sul finire degli anni Venti, concentrandosi sulla famiglia e reinventando la carriera come attrice teatrale e fu anche docente di dizione presso il conservatorio di Reims nel 1938.
Morì il 7 dicembre 1957 a Parigi.
Musidora verrà sempre ricordata come Irma Vep. ma fu la prima attrice europea a essere in grado di competere in un mondo prettamente maschile, riuscendo a esprimere il proprio talento artistico a 360°

martedì 15 settembre 2015

FILMOGRAFIA: Daniel Craig





NOME: Daniel Craig
DATA DI NASCITA: 02/03/1968
LUOGO DI NASCITA: Chester, Cheshire, Gran Bretagna






ATTORE:

(2015) Spectre - James Bond
(2012) One Life - Narratore (voce)
(2012) 007 - Skyfall - James Bond
(2011) Dream House - Will Atenton
(2011) Cowboys & Aliens - Jake Lonergan
(2011) Le Avventure di Tintin: Il Segreto dell'Unicorno -
(2011) Millennium - Uomini che Odiano le Donne - Mikael Blomkvist
(2008) Defiance - I giorni del coraggio - Tuvia Bielski
(2008) Quantum of Solace - James Bond
(2007) La bussola d'oro - Lord Asriel
(2006) Renaissance - Barthélémy Karas (voce)
(2006) Casinò Royale - James Bond
(2006) Infamous una pessima reputazione - Perry Smith
(2006) Invasion - Ben
(2005) Munich
(2005) Archangel (Film Tv) - Fluke Kelso
(2005) Sorstalanság - Sergente dell'esercito americano
(2005) The Jacket - Rudy Mackenzie
(2004) The Pusher - XXXX
(2004) L'amore fatale - Joe
(2003) Sylvia - Ted Hughes
(2003) The Mother - Darren
(2002) Occasional, strong
(2002) Copenhagen (Film Tv) - Werner Heisenberg
(2002) Ten Minutes Older: The Cello (segmento: Addicted to the Stars) - Cecil
(2002) Era mio padre - Connor Rooney
(2001) Tomb Raider - Alex West
(2001) Sword of honour (Film Tv) - Guy Crouchback
(2000) Hotel Splendide - Ronald Blanche
(2000) Some voices - Ray
(2000) Sognando l'Africa - Declan Fielding
(1999) The trench - Sergente Telford Winter
(1998) Love is the devil - George Dyer
(1998) Elizabeth - John Ballard
(1998) Love and rage - James Lynchehaun
(1997) Obsession - John MacHale
(1997) The ice house (Film Tv) - Andy McLoughlin
(1996) The fortunes and misfortunes of Moll Flanders (Film Tv) - James "Jemmy" Seagrave
(1996) Kiss and tell (Film Tv) - Matt Kearney
(1996) Our friends in the north (Mini-serie Tv) - Geordie "George" Peacock
(1995) un ragazzo alla corte di re Artù - Master Kane
(1993) Sharpe's eagle (Film Tv) - Berry
(1993) Genghis Cohn (Film Tv) - Tenente Guth
(1992) La forza del singolo - Sergente Botha

domenica 13 settembre 2015

NEWS: Vincitori Venezia 72





Desdé Alla del regista venezuelano Lorenzo Vigas ha vinto il Leone d'Oro alla Mostra d'arte cinematografica di Venezia, che vede i paesi dell'America latina protagonisti assoluti nei premi più 'pesanti'.
Vince una Caracas 'sporca e cattiva' con personaggo ai margini, traumi e una vita violenta.
Il Leone d'argento per la miglior regia va a PabloTrapero, regista de El Clan, cronaca del rapimento e omicidio della famiglia Puccio negli anni bui della dittatura argentina.
Christopher Plummer si è visto sfumare la Coppa Volpi, che è andata a Fabrice Luchini, migliore attore per L'Hermine. Luchini non era presente alla cerimonia di premiazione, ma ha comunque ritirato 'virtualmente' il premio con un video messaggio.
Valeria Golino viene premiata come migliore attrice per la sua interpretazione in Per amore vostro. Un bel riconoscimento per un'attrice versatile che ha rinunciato a Hollywood per ricostruire una carriera tutta made in Italy, dimostrandosi recentemente anche una valida regista con Miele.
Il Gran premio della giuria va al film di animazione in stop-motion Amonalisa, film sulla solitudine che segna il ritorno di Charlie Kaufman.
Marco Bellocchio si aggiudica il premio FIPRESCI per Sangue del mio sangue. Non essere cattivo, film postumo di Claudio Caligari viene premiato con il premio FEDIC.
Premio speciale per Johnny Depp, protagonista di Black Mass (anche se verrà ricordato per la sua attuale forma fisica) e Terry Gilliam, dato per morto da Variety con un necrologio 'di default', ma vivo e vegeto e anche premiato.
A bocca asciutta invece Amos Gitai, mente Aleksander Sokurov si deve 'accontentare' del premio Fondazione Mimmo Rotella.
Leone alla carriera al regista francese Bertrand Tavernier.

Tutti i premi:


Leone d'oro: Desde allá di Lorenzo Vigas
Leone d'argento per la miglior regia: Pablo Trapero per El Clan
Gran Premio della Giuria: Anomalisa di Charlie Kaufman e Duke Johnson
Premio Speciale della Giuria: Abluka (Follia) di Emin Alper
Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile: Valeria Golino per Per amor vostro
Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile: Fabrice Luchini per L'hermine
Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o attrice emergente: Abraham Attah per Beasts of No Nation
Premio per la migliore sceneggiatura: Christian Vincent perL'hermine
Orizzonti, miglior film: Free in Deed di Jake Mahaffy
Orizzonti, migliore regia: Brady Corbet per The Childhood of a Leader
Orizzonti, premio speciale della giuria: Boi Neon di Gabriel Mascaro
Orizzonti, migliore interpretazione maschile o femminile: Dominique Leborne in Tempête
Orizzonti, miglior corto: Belladonna di Dubravka Turic
Leone del Futuro - Venezia opera prima Luigi De Laurentiis: The Childhood of a Leader di Brady Corbet
Premio FIPRESCI: Sangue del mio sangue
Venezia Classici - Miglior documentario sul cinema: The 1000 Eyes of Dr Maddin di Yves Montmayeur 
Premio FEDIC
a Non essere cattivo di Claudio Caligari
Menzione Fedic – Il Giornale del Cibo all’opera che propone la scena più significativa legata al cibo e all’alimentazione: L’attesa di Piero Messina
Premio Fondazione Mimmo Rotella: Alexander Sokurov per Francofonia
Premio Speciale a Johnny Depp e al regista Terry Gilliam
Venezia Classici - Miglior classico restaurato: Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) di Pier Paolo Pasolini
Leone d'oro alla carriera: Bertrand Tavernier

venerdì 11 settembre 2015

IL CIRCOLO DI CUCITO: Terry che visse due volte




Terry Gilliam ci tiene a farci sapere che sta bene. A modo suo però.
E' successo al regista di The Zero Theorem, gli hanno dedicato un necrologio da parte del prestigioso magazine di cinema statunitense Variety. Solo che lui è vivo e vegeto.
Il critico cinematografico Dave Mc Neary due giorni fa aveva pubblicato per errore la dipartita di Gilliam all'età di 30 anni. Variety ha subito pubblicato la rettifica, ma si sa che le notizie viaggiano a velocità supersonica sui social network, allarmando i fan del regista.
Lusingato dal sentirsi dire "vivi, muori giovane e lascia di te un bel cadavere", Gilliam non si è lasciato sfuggire l'occasione e da bravo Monty Phiton al posto di essersi arrabbiato risponde così:
Mi scuso per essere morto in particolare con coloro che hanno già acquistato i biglietti per i prossimi incontri, ma Variety ha annunciato la mia morte. Non credete alla loro smentita e alle loro scuse!"
Non pago, ha postato sul suo profilo Facebook una foto che lo raffigura sul letto di morte, con una vecchietta che lo piange, tenendo in mano un cartello che recita il seguente epitaffio: Aveva solo 30 anni! Le pessime recensioni di Variety lo hanno fatto invecchiare!
 Si dice che chi sogna il proprio amico o parente morto, la sua vita si allunga. Se invece è Variety a pubblicare per sbaglio un necrologio, beh, qua si regala un barlume di immortalità.

mercoledì 9 settembre 2015

TU MI DILUDI: American Ultra





Titolo: American Ultra
Id, USA, 2014
Cast: Jesse Eisemberg, Kristen Stewart, Connie Britton, Topher Grace.
Sceneggiatura: Max Landis.
Regia: Nima Nourizadeh
Durata: 96'


Mike (Jessie Eisemberg) è un ragazzo propenso più a sballarsi che ha costruire un futuro con Phoebe (Kristen Stewart). 
Beh, la sonnolenta cittadina in cui vive e il non certo esaltante lavoro in un piccolo ipermercato non aiuta. 
Un giorno però, non si sa per quale motivo, qualcuno vuole fare la pelle a Mike, ma di colpo il ragazzo si trasforma in un uomo letale da far paura pure a Jack Bauer e Jean Claude Van Damme messi insieme. 
In realtà Mike è il frutto andato a male di un'operazione creata ad hoc da un'agente della CIA (Connie Britton) e ora il suo collega (Topher Grace) ha in mente di eliminarlo, facendo inseguire Mike in una spietata caccia all'uomo.
Vatti a fidare del governo americano. Passi la vita a stonarti di cannoni, a malapena fai lo sforzo di lavarti i capelli per non fare il vuncione agli occhi della tua fidanzata le cui pupille sprizzano di scintilli di vitalità esattamente come i tuoi e poi... Appena cercano di farti la pelle, boom, zio Jack Bauer sarebbe fiero di te, e ti piazzerebbe subito in una missione di 24 ore dove non mangi, non bevi e manco fai in tempo ad andare in bagno, tutto preso a sgominare il cattivone di turno. Fico, eh?
Più o meno sembra così American Ultra, con la differenza che la missione è salvarsi la pellaccia da una versione cattiva cattiva di zio Bauer.
Sceneggiato da Max Landis - figlio di quel Landis John, autore di geniali supercazzole come Spie come noi - alla quale il figliol prodigo cerca di omaggiare con questo film di azione misto a un po' di commedia, - con American Ultra sembra aver creato la versione fumata di Jason Bourne. 
American Ultra appare infatti come un omaggio/parodia a quei film di azione come il citato Spie come noi e The Bourne Identity e telefilm come 24.
Gli ingredienti ci sono tutti: azione, una love story, un po' di ironia, che mescolati sapientemente potrebbero rinverdire quel filone spionistico - demenziale degli anni Ottanta, aiutato da un giovane cast di promettenti attori come Jesse Eisemberg - che si dimostra un attore versatile a 360°- e una insolita Kristen Stewart che fa - letteralmente - i salti mortali per far dimenticare al pubblico di essere stata Bella Swan.
Buoni gli ingredienti, ma come sono mescolati e cucinati lasciano un sapore un po'...'Meh'.
Perché mi diludi: Mai fidarsi completamente dei trailer. Vedi il trailer e pensi ''miiii, che ficata!".
Come viene presentato, American Ultra sembra una action comedy che dovrebbe tenerti incollato alla poltrona e strapparti un po' di risate. Non è che ti devi sbellicare fino a farti venire le lacrime agli occhi, non ti trovi la coppia Chevy Chase/Dan Aykroyd, però la sceneggiatura è di Max Landis, e un po' di hype te lo fai, d'altronde buon sangue non mente, no? No.
American Ultra annoia parecchio, avendo una prima parte un po' deprimente. Va bene che Mike è un cannaiolo e la sua vita è triste e inconcludente, ma ciò non vuol dire che devi deprimere lo spettatore, la vita reale fa già abbastanza schifo di suo. Per quello c'è il telegiornale.
Poi arriva il momento cool, dove Mike s'in*azza e fa pow, slap, bang!. Tutto questo spatapam però non ha un tocco di ironia, la sua eliminazione da parte del governo viene rappresentata senza un minimo di ritmo, tutto in maniera così pesante, ma così pesante che Terminator al confronto aveva una delicatezza degna di un infermiera atta a fare un prelievo di sangue a un bambino spaventato usando l'ago pic indolor. E il killer che cerca di accoppare Mike non aiuta, pare una versione rin*oglionita del Joker. 
Il problema di fondo di American Ultra è che non sa dove andare a parare: film d'azione? Film di azione demenzial-satirico? Film d'azione demenzial-satirico-sentimentale?
Landis mette troppa carne al fuoco cercando di mixare vari generi, e non riesce a trovare la giusta ricetta per deliziare lo spettatore. I paragoni sono poco carini, ma un film come Spie come noi del suo babbo, almeno andava con il piede pigiato sull'acceleratore della demenzialità, facendone un film delirante e ca**one tout court.
E anche vero che gli anni Ottanta sono finiti da un pezzo insieme ai film goliardici e dementi, però un tocco di satira ci poteva stare con questa versione pippata di Jason Bourne, che mixata con lo stile videoclipparo di Nimah Nourizadeh, poteva uscire un film di azione che prendeva ironicamente per i fondelli il genere.
Peccato che American Ultra si prenda troppo sul serio. Se vuoi prendere per i c*lo Jason Bourne, fallo. Pure Schwarzy lo ha fatto, e infatti True Lies è un perfetto film di azione dove si sa prendere in giro con grande sense of humor e pure il filone James Bond alla grande viene preso di mira in maniera divertita e divertente, prima che venisse Johnny English a guastare la festa a tutti.
Se vuoi fare un film che denuncia dei progetti segreti della CIA e i loro metodi poco ortodossi, fallo. Non mixare tutti e due, è come pretendere di mescolare l'acqua con l'olio. Però se proprio ci tieni, fallo bene.
Che cosa salviamo: Nima Nourizadeh alla seconda prova dopo Prodject X, non centra il bersaglio. Comunque ha uno stile vivivo notevole, forse un po' leccato, ma dimostra di saper fare bene il suo mestiere.
La coppia Jessie Eisemberg e Kristen Stewart funziona, e insieme riescono a dare quel tocco di ironia di coppia sfatta/fatta, protagonisti anche della proposta più bizzarra del cinema anni 2000. Carino anche il finale animato, dove per assurdo potrebbe aprire a un ipotetico sequel con questa nuova coppia di spie (tipo alla Kathleen Turner e Dennis Quaid in Coppia d'azione). Fatto come si deve però.
American Ultra non è un film totalmente da buttare, ma magari con un paio di cannette si potrebbe gustare di più.

Voto: 5

martedì 8 settembre 2015

COMING SOON: Trainwreck


Amy (Amy Schumer) è una giornalista di NY e ha sempre vissuto secondo il dettame 'la monogamia non funziona'.  Dianna vive la sua vita tra hangover e baldi giovanotti con cui passare una serata stile sex and the city, finché il suo boss in gonnella Dianna (Tilda Swinton) non le commissiona un articolo sul medico delle star NBA Aaron Conners (Bill Hale), il tipico bravo ragazzo.
Amy intraprende la relazione con Aaron, ma il suo atteggiamento da donna super indipendente rischia di mandare a monte la sua unica relazione stabile.
Un disastro di ragazza è il titolo italiano di Trainwreck, commedia scritta e interpretata da Amy Schumer, star della sit comedy Inside Amy Schumer, che con questo film diretto da Judd Apatow si scatena in un one woman show dove si ride, ma si riflette anche sul ruolo della donna in carriera nella società contemporanea. Insieme a lei c'è una irriconoscibile Tilda Swinton, e un insolito John Cena nei panni del ragazzo che tenta di avere una relazione con Amy.
Trainwreck uscirà nelle sale italiane il 17 settembre. 

venerdì 4 settembre 2015

FILMOGRAFIA: Charlize Theron





NOME: Charlize Theron
DATA DI NASCITA: 07/08/1975
LUOGO DI NASCITA: Benoni, Sud Africa
PROFESSIONE: Attrice




ATTRICE:

(2016) The Coldest City - Lorraine Broughton
(2014) Mad Max: Fury Road - Furiosa
(2014) Un milione di modi per morire nel west - Anna
(2012) Prometheus - Meredith Vickers
(2011) Young Adult - Mavis Gary
(2012) Biancaneve e il cacciatore - Malvagia Regina
(2009) Astro Boy - Narratore (voce)
(2009) The road - Moglie
(2009) The Burning Plain - Il confine della solitudine - Sylvia
(2008) Sleepwalking - Joleen
(2008) Hancock -
(2007) Nella valle di Elah - Detective Emily Sanders
(2006) The Ice at the Bottom of the World -
(2005) North Country - Storia di Josey - Josey Aimes
(2005) Aeon Flux - Aeon Flux
(2004) The life and death of Peter Sellers - Britt Ekland
(2004) Gioco di donna - Gilda Bessé
(2003) Monster - Aileen Wuornos
(2003) The husband I bought -
(2003) The italian job - Stella
(2002) Amici di...letti - Candy
(2002) 24 ore - Karen Jennings
(2001) La maledizione dello Scorpione di Giada - Laura Kensington
(2001) 15 minuti - Follia omicida a New York - Rose Hearn
(2001) Sweet November - Sara Deever
(2000) La leggenda di Bagger Vance - Adele Invergordon
(2000) Men of Honor - Gwen Sunday
(2000) The yards - Erica Stoltz
(2000) Trappola criminale - Ashley
(1999) Le regole della casa del sidro - Candy Kendall
(1999) The astronaut's wife - Jillian Armacost
(1998) Il grande Joe - Jill Young
(1998) Celebrity - Supermodella
(1997) Hollywood Confidential (Film Tv) - Sally
(1997) L'avvocato del diavolo - Mary Ann Lomax
(1997) Trial and error - Billie Tyler
(1996) Children of the corn IV: the gathering -
(1996) Music Graffiti - Tina
(1996) Due giorni senza respiro - Helga Svelgen