sabato 28 febbraio 2015

AND THE OSCAR GOES TO... Michael Keaton - Birdman

La notte degli Oscar non è ancora finita! I soliti blogger noti hanno deciso di festeggiare a modo loro assegnando la mitica statuetta a chi - secondo i propri gusti personali - è stato indegnamente scippato nel corso degli anni in modo più o meno clamoroso.
Director's cult rende giustizia a Michael Keaton, che si è visto scippare l'Academy Awards da Eddie Redmayne,




Best Leading actors:

Eddie Redmayne - La teoria del tutto
Bradley Cooper: American Sniper
Michael Keaton: Birdman
Benedict Cumberbatch: The Imitation Game
Steve Carell: Foxcatcher

And the Oscar Goes to... Eddie Redmayne Michael Keaton - Birdman!

Michael Keaton's sale sul palco emozionato e soddisfatto:

"Caro Eddie, ti piace vincere facile in casa pappandoti il BAFTA? Qua sei a casa mia e il benvenuto te lo faccio io: in c*lo a te in c*lo a te e in c*lo a teeee! 
(si schiarisce la voce) ehm, è ora di prendere dal taschino il mio commento,  quello che mi avete visto rimettere in tasca - dico a te, sì a te brutto p*rla che mi hai inquadrato e s*uttanato su YouTube, proprio quello lì. Dunque... Meryl siediti che ti sei già scaldata troppo per Patricia, J-Lo anche tu fai la brava che la scollatura te la osservo meglio all'after party, ricomponiti. Ora fate silenzio e siate cool come i piccoli Fonzie."

Michael Keaton legge il suo speech:

".Gi Oscar sono come i super eroi: sembrano sconfitti, ma poi scoprono un immenso potere che si impadronisce di loro per rendergli nuova forza. E' così che mi sento. Rinvigorito. Questo premio è il culmine di un fantastico viaggio che ho intrapreso con Alejandro, che mi ha portato a collaborare con grandi attori e una fantastica troupe. Come Birdman, mi sento di volare e di accettare nuove sfide. 
Luvva duck, hai visto Alejandro che scambiandoci le mutande ci siamo portati fortuna a vicenda???"






Titolo: Birdman o l'imprevedibile virtù dell'ignoranza)
Titolo originale: Birdman - or the Unexpected Virtue of Ignorance)
Cast: Michael Keaton, Edward Norton, Emma Stone, Naomi Watts, Andrea Riseborough, Zach Galifaniks.
Sceneggiatura: Alejandro GonzálezIñárritu,Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris, Armando Bo
Regia: Alejandro Gonzale Inarritu
Durata: 119'


Certo che Hollywood deve essere proprio una grande rottura di palle. Tutti la vogliono e poi tutti la vogliono mollare. La vuole mollare Riggan Thompson, che diventato una stella grazie a Birdman, ora è finito alle stalle cercando di produrre, dirigere e interpretare un'opera teatrale - What We Talk When We Talk About Love di Raymond Carver, districandosi tra il suo immenso ego/alter ego, l'amante (Andrea Riseborough), la ex moglie, la figlia disastrata (Emma Stone), l'attore che gli vuole rubare la scena (Edward Norton) e le ansie del suo amico-manager (Zach Galifaniks).
I sogni son desideri, ma spesso e volentieri diventano un incubo. Ne sapeva qualcosa Lloyd Dallas in Noises Off, dove cercava disperatamente di mettere in scena la sua commedia Nothing On, ma finiva per gestire un 'asilo Mariuccia' dove gli attori litigavano tra di loro,  intrecciavano liason e finivano per combinare un esilarante putiferio. 
Riggan cerca di portare in scena il progetto di una vita, più per riscatto personale che per velleità artistiche, ma si ritrova ben presto a essere in difficoltà a gestire l'attore prima donna che cerca di rubargli la scena e cerca di distruggere le sue illusioni (Edward Norton) oltre che la prima teatrale, l'attrice non più giovane che finalmente riesce a calcare un palcoscenico di Broadway (Naomi Watts), e soprattutto la temibile Tabatha Dickinson, critico teatrale decisa a stroncare la sua opera a prescindere, solo perché è un celebrità. Perché caro Thompson, le ricordiamo che lei viene da Hollywood, la recitazione - quella vera - si fa a Broadway.
Riggan cerca di sfuggire al  suo ego, e vuole dimostrare a tutti il proprio valore, anche se è difficile sfuggire alle regole di Hollywood che ti ha cucito addosso l'etichetta di super eroe e la gente preferisce farti diventare 'virale' su Youtube perché hai percorso Times Square in mutande. Perché l'arte bisogna metterla da parte - è pur sempre show business bellezza.
Con un piano sequenza ''alla Hitchcock' e una colonna sonora jazz che da ritmo a questo flusso di (in)coscienza di un attore sull'orlo di una crisi di nervi, Birdman o l'inaspettata virtù dell'ignoranza è diretto magistralmente da Alejandro González Iñárritu che - facendo il percorso inverso di Riggan Thompson - dimostra ai critici di saper fare un gran bel film anche se si è lasciati la patria natìa per Hollywood riuscendo miracolosamente a non rimanerne 'tritato' dalle logiche dell'industra. Anzi, il regista di Amores Perros critica con fare divertito e un poco compiaciuto le nevrosi e le manie che Hollywood stessa produce da quando esiste.
Iñárritu riesce a gestire con consumato mestiere un cast di attori da capogiro, che, ribaltandoli come calzini, li fa recitare in ruoli inusuali, da un misurato (e sorprendentemente efficace) Zach Galifaniks, a uno st***zissimo Edward Norton, a una cinica Emma Stone fino a una insicura Naomi Watts, dando vita a un fragile e nevrastenico gruppo di personaggi in cerca del proprio posto al sole.
E poi c'è lui, il migliore attore del 2015, Michael Keaton che ci offre la performance della vita. E poco importa se anche lui ha recitato i panni di un super eroe - Keaton con intelligenza e senso dell'umorismo fa ironicamente il verso a sé stesso e verso quella fama costruita con un quell'uomo pipistrello che 'vagamente' assomiglia all'eroe alato Birdman.
Keaton con Birdman - Le imprevedibili virtù dell'ignoranza dimostra di essere non solo un ottimo commediante, ma anche un attore dalle diverse sfaccettature - drammatiche, grottesche e tragicomiche - mettendo un nuovo tassello e un nuovo capitolo a una lunga carriera di tutto rispetto che varia dalla commeda (Cronisti d'assalto), al genere fantastico (Beetlejuice, Batman), drammatico (My Life) e d'azione (Soluzione estrema), all'explotation (Jackie Brown).
Keaton forse non era più sulla cresta dell'onda come qualche anno fa, ma è comunque sopravvissuto al purgatorio di Hollywood chiamato oblio,  riuscendo comunque a fare un buon cinema con la sua bravura attoriale di stampo squisitamente hollywoodiano, ma mai considerato d'autore. Beh, ora grazie a Birdman ha saputo dimostare ai critici alla Tabatha che sa fare anche il cinema autoriale con una interpretazione 'vissuta',  fondendosi con il personaggio - diventando una cosa sola, senza l'ausilio del trucco, parrucco (usato solo per esigenze di scena di Riggan!) e un biopic a disposizione.
L'Oscar vero purtroppo non l'ha vinto, ma questo premio virtuale è per un attore che meritava e merita di più. 

Voto al film: 8.5
Voto a Keaton: 10 + Oscar virtuale consegnatogli da Director's cult.

La cerimonia degli Oscar continua con:

venerdì 27 febbraio 2015

GOODBYE: Addio a Leonard Nimoy





Il dr. Spock ha lasciato il pianeta Terra per altri lidi. E' venuto a mancare Leonard Nimoy, il celebre dr. Spock della serie televisiva di culto Star Trek.
Leonard Nimoy nacque a Boston il 26 marzo 1931 a Boston, da una famiglia di origini ucraine. Divenne famoso verso la metà degli anni Sessanta per aver interpretato il dr. Spock alieno vulcaniano (metà umano) che, una volta arruolatosi nella flotta stellare, presterà servizio presso l'astronave Enterprise.
La serie durò solo 3 stagoni, ma Nimony continuò a recitare nei film dedicati alla serie di fantascienza ormai divenuta di culto.
La sua ultima apparizione (in televisione nella parte di William Bell in Fringe) avviene in Star Trek - Into Darkness di J.J. Abrams, con Zachary Quinto nella parte del giovane Spok.
Nimoy è legato indissolubilmente al personaggio di Spock, conferendo al personaggio una psicologia e un frammento personale di Nimoy stesso: il celebre saluto vulcaniano è in realtà un saluto ebraico. Nimoy di fede ebraica, affermò che da bambino rimase affascinato da questo segno di benedizione.
Leonard Nimoy rimarrà per sempre nell'immaginario collettivo e come icona di fantascienza.
Lunga vita e prosperità.

giovedì 26 febbraio 2015

L'OSPITE D'ONORE: La fabbrica dei sogni - Revolutionary Road

Come promesso a gennaio, Director's cult ne ha combinate un'altra delle sue: nasce la rubrica L'ospite d'onore, invitando uno dei suoi amicici blogger - La fabbrica dei sogni - a giocare in casa Director's; con la recensione di Revolutionary Road.
La fabbrica dei sogni e Director's cult offriranno un personale punto di vista di un film. Un modo per confrontarci e per scambiarsi idee. Enjoy!







Titolo: Revolutionary Road
Id, USA, UK 2008
Cast: Kate Winslet, Leonardo DiCaprio, Michael Shannon, Katie Bates.
Sceneggiatura: Justin Haythe
Regia: Sam Mendes
Durata: 119'









La recensione di La fabbrica dei sogni

Cos'è il matrimonio?
Culla della vita? Oppure una gabbia senza via d'uscita?
Sam Mendes traduce per lo schermo il romanzo omonimo di Richard Yates, e riunisce sullo stesso set la coppia titanica formata da Leonardo Di Caprio e Kate Winslet.
Il film si basa sulla ipocrisia celata dal tipico sogno americano, seppur presenta notevoli scene ad impatto drammatico, e una recitazione ad alti livelli, mostra ciò che si cela dietro i giardini in ordine, e le case a schiera.
Tutto ciò viene mostrato con occhio cinico da un regista che vuole mostrare tutta l'ipocrisia del perbenismo, la felicità che viene mostrata in realtà cela sempre una realtà che non ti aspetti.
Dietro i paraventi della famiglia perfetta, della vita borghese ci sono frustrazioni e infelicità.
Ma è davvero questa la vita che Frank April vogliono?
Lei vorrebbe gettarsi tutto alle spalle e ricominciare a Parigi una nuova vita con ciò che vorrebbero fare veramente.
Una pazzia? Cosa c'è di più intrigante di ricominciare in una nuova città con ciò che vogliamo fare realmente? E per la precisione, quanto coraggio ci vuole per lasciare la sicurezza di una vita normale, per una vita avventurosa e intrigante che è quello che ci può fare raggiungere la felicità?
Ci vuole coraggio, una buona dose di palle e soprattutto un pizzico di follia, ma molti preferiscono la tranquilla e ipocrita vita borghese, piuttosto che una vita ricca di felicità.
Così April cerca in tutti i modi di poter cambiare vita, e certamente le intenzioni all'inizio intrigano anche suo marito Frank, ma come spesso accade, si rimane ancorati alla vita confortevole e la frustrante ipocrita vita borghese, fatta di sicurezza, soldi, e benessere.
Cosa ci sarebbe di più stupido di cambiare vita e fare ciò che vogliamo piuttosto che fare qualcosa di sicuro ma che non è adatto a noi?
Una persona normale non si accontenta, osa, mentre il protagonista non vuole modificare la sua vita, è contento così, pensa che non sia normale cambiare atteggiamento verso la vita, e fare ciò che gli piace, e si getta nella mormale e rassicurante vita borghese, fatta di sorrisi, e ipocrisie.
Quando April capirà questo sarà troppo tardi, e così deciderà di per se la strada da intraprendere.
Sam Mendes traduce letteralmente il libro di Yates per lo schermo, senza dare esplicitamente un punto di vista personale, appesantendo la storia, che rimane ben strutturata ma con poca enfasi.
Non riesce ad osare del tutto pur avendo la consapevolezza di poter fare un grande film, si ha come l'impressione di pesantezza, che risucchia le infinite potenzialità di una pellicola capace di parlare al pubblico ma che rimane risucchiata tra le pagine del libro.
Nonostante tutto però dobbiamo dire che gli attori sono coloro che danno maggiore risalto al film, salvandolo dal baratro.
In conclusione, un opera che rimane un esercizio di stile, dalle infinite potenzialità, un film d'attori più che d'autore, reso intrigante da una solida recitazione.
Voto: 7


La recensione di Director's cult:


Frank (Leonardo DiCaprio) ed April Wheeler (Kate Winslet) sono una coppia perfetta: giovani, belli, due splendidi bambini, hanno una casa sul curato viale di Revolutionary Road, nella periferia di New York.
Non è tutto oro quel che luccica: Frank si concede delle scappatelle con una collega a lavoro, ma è April che mal sopporta la sua condizione di desperate housewife e sogna Parigi.
Parigi è la soluzione a tutto. Ma April rimance incinta e i loro sogni andranno in frantumi.
Prima di Betty Draper - la moglie frustrata del Mad Men Don Draper c'era April Wheeler. Entrambe donne che sognavano una carriera nel mondo dello spettacolo - Betty era modella, April sognava di diventare un'attrice, hanno dovuto mettere via nel cassetto i propri sogni e aspirazioni, per diventare madri e mogli perfette. Ma una volta tolta la maschera della perfezione si evince un crogiuolo di rimpianti, risentimenti, rinfacciate e nevrosi - facendo incrinare l'immagine quasi salvifica della madre e moglie modello.
Revolutionary Road è il sogno americano che si spezza. E Sam Mendes dopo aver impietosamente criticato la famiglia americana con American Beauty, rincara la dose prendendo l’omonimo romanzo di Richard Yates - materiale perfetto per tracciare un DNA ‘corrotto’ nelle radici che ha portato la famiglia americana contemporanea allo sfascio. Mendes crea un solido dramma che ha un’impronta teatrale e si affida a due grandi prove attoriali di Kate Winslet (all’epoca moglie di Mendes) e Leonardo DiCaprio.
Dietro la bellissima facciata della casa in Revolutionary Road - effimero frutto dell'American way of life che scopre il benessere, vi è una sorta di prigione dorata per questa giovane coppia che ha tutto dalla vita, ma in realtà entrambi soffrono frustrazioni e malesseri dalla quale fuggire.
La casa diventa il luogo in cui vomitarsi in faccia le frustrazioni, la rabbia, le incomprensioni.
Come un uccellino in gabbia, April vorrebbe volare via e iniziare una nuova vita con Frank e i bambini.
Parigi è la risposta: via da questa routine, via dalla noia. April la 'primordiale' femminista ante litteram può prendere in mano la sua vita e reinventarsi al di là di colazioni, pranzi, bambini da mettere a letto, e cene squisite con i vicini. Via dalla noia, via da una vita fatta di insoddisfazioni, insoddisfazioni che attanagliano anche Frank - odia il suo lavoro e il fatto di essere diventato una pallida copia del padre, e manifesta il suo risentimento verso la vita coniugale asfittica tradendo April. La tradisce per far valere la sua virile figura di uomo in una società dove si fa fatica a tenere a bada la propria moglie dietro i fornelli. Frank non riesce a tenere ferma April, le sfugge di continuo: April cerca disperatamente di diventare un’attrice, ma fallisce. cerca disperatamente di fuggire, ma fallisce. Cerca di essere felice, ma fallisce. Perché rimane incinta.
Una terza gravidanza inaspettata e non voluta. April vuole abortire. Lei non vuole diventare madre di nuovo. Non vuole annegare in una spirale di pannolini, pappe e notti insonni. Non sono questi i progetti di April. Ha già rispettato le regole diventando madre di due bellissimi bambini e ha sopperito come meglio poteva il ruolo di moglie e casalinga devota.
Ma adesso April vuole qualcosa per sé. E Parigi è un modo per sfuggire da quella morsa.
Ma Frank non capisce. Frank non vuole perdere la propria mascolinità e vuole che tutto rientri nei giusti binari. Frank non capisce la modernità (e le conseguenti nevrosi) di April. Solo John, il figlio dei vicini (Michael Shannon) - geniale matematico vittima di un esaurimento nervoso,  ha capito che la famiglia Wheeler non è così perfetta, vedendo quella crepa impercettibile che finirà per diventare una voragine.
Come il Fool di Re Lear, John capisce il malessere che infetta la splendida casa di Revolutionary Road, e non ha paura di dire la verità e di svelare l’ipocrisia che si nasconde dietro quella famiglia che tutti ammirano. Verità che brucia e che fa aprire gli occhi ad April, che decide di prendere in mano il proprio destino, contro il volere di Frank. Ma l’America non è ancora pronta per donne così moderne, e April viene punita.
La casa di Revolutionary Road era abitata da una splendida famiglia, devastata da una tragedia. I vicini dicono così, la realtà è diversa, e solo le pareti di quella casa cosa è realmente successo. Fuori tutto è perfetto, perché l’America è perfetta. Il perbenismo trionfa. Ancora per poco.


Voto: 8

mercoledì 25 febbraio 2015

100% PURE GLAMOUR: Patricia icona indie di stile

Patricia Arquette è la nuova icona indie di stile. E' 'daiva e ddonna'. A modo suo.
Se gli Oscar sono un vero e proprio tour de force per le celebrities tra trucco, parrucco, vestiti, dieta, palestra, abbronzatura (troppa, vero Gwyneth?) - per Patricia Arquette, la migliore attrice non protagonista 2015 non è un cruccio. Meryl insegna. Anche perché lei non deve dimostrare più niente a nessuno, con 19 candidature si può permettere di venire agli Oscar in tuta e pantofole, ormai lei è di casa.
Guarda, il giallo!!!
Il red carpet è peggio di una vetrina di Rodeo Drive: sotto la lente di ingrandimento delle fashion blogger e redattori/trici di moda (alcune dovrebbero cambiare lavoro. Giallo il vestito di Emma Stone? Seriously? Sei daltonica bella mia)
vengono analizzati gli abiti di Gucci, Armani, Chanel, Elie Saab, Chopard, decretando (e massacrando) la meglio e peggio vestita della serata. Qualcosa però stava cambiando.
Sorry, I've had a duvet day
Già da tempo qualcosa era nell'aria, un sintomo di 'malessere' - da quando in diverse occasioni mondane, le star mostravano le unghie delle mani prive di smalto o di una semplice french manicure. 
Il 'seme del male' inesorabilmente era stato gettato. Era giunto il momento di avere una portavoce di 'daivaggine e ddonnaggine'.
Ci aveva provato e ci prova tutt'ora Lena Dunham, ma lei più che icona di trasgressione, ha solo cattivo gusto. E ricordatevi che se non avete un briciolo di buon gusto, non c'è Marc Jacobs che tenga. Vai da Primark (marca inglese low cost terra terra) piuttosto.
L'abito non fa il monaco. Ne sa qualcosa la maison Christian Dior, che di danni ne sta facendo da anni e si ostina a conciare le attrici che 'manco i cani'. Dior sotto la guida di John Galliano prima e  Raf Simons poi, (il vero Christian Dior e da mo' che si sta ribaltando nella tomba) ne hanno massacrate parecchio di star, da Celine Dion a Mariah Carey, per poi accanirsi su una sola attrice: ovvero Jennifer Lawrence.
Ricordate l'anno scorso il vestito insaccato della Lawrence ai Globes, preso per il culo da tutti sul web? Beh, era un Dior. Maison français, mica bancarella dei cinesi.
Quest'anno orfani della J-Law
Op'pa sushi style!
(tranquilli che c'era J-Lo a deliziarci con le sue mise, ma lei viene from the block e quindi non fa testo), ci pensa un'altra testimonial della casa di moda francese, Marion Cotillard che con un urendo Dior sembra un sushi, o peggio, massacrata da un tweet ormai divenuto di culto, 'sembra un lines traforato, odour control'. Porella. 
Quindi, siamo sicuri che un fashion designer - che usa la celebrity per farsi pubblicità, sia davvero il biglietto da visita di classe ed eleganza?
Rosetta Getty
Patricia Arquette probabilmente non si è neanche posta il problema. Anche perché, candidamente ha ammesso che aveva di meglio da fare che perdere tempo con la manicure. Tipo scrivere uno speech da urlo.
Per il vestito l'attrice di Boyhood ha scelto una designer sconosciuta, Rosetta Getty. Rosetta chi? La sua migliore amica, che fa di professione la designer e ha le sue collezioni in negozi di New York, Sacramento, San Francisco etc.
Che sia la nuova Marchesa?
Marchesa è il brand fondato da Georgina Chapman, moglie di
Renee in Marchesa
Harvey Weinstein, divenuta celebre grazie a Renee Zelweger, quando nel 2004 scelse questa sconosciuta stilista, indossando un suo abito alla premiére londinese di Bridget Jones - The Edge of Reason. Grazie a lei, Ms. Chapman ora è una fashion designer di serie A. Forse potrebbe essere il momento di Rosetta. O forse no. Chi lo sa. Per ora è di culto solo per non aver disegnato un solo pantalone skinny in tutte le sue collezioni, prediligendo linee morbide in contrasto con tagli geometrici. Probabilmente non verrà mai calcolata da Anna Wintour. Se poi la direttora mega galattica di Vogue America ha una frangia chilometrica alla Chrissie Hynde e indossa un pellicciotto come se portasse sulle spalle una pecora, poco importa, perché lei può e tu no.
L'abito disegnato da Rosetta Getty è di per se
semplice, gonna nera stile tubino, mentre la parte sopra è un corpetto monospalla bianco che fascia le sue forme morbide - che se volessimo essere delle male lingue o redattrici di moda che non capiscono spesso una ceppa - verrebbe criticato come uno strascico del toga party di Animal House. E invece funziona alla grande.
Perché? Perché Patricia se ne f#tte. Capelli scarmigliati, non ha paura a indossare gli occhiali da presbite (e questo fa tenerezza infinita) per leggere uno speech con i controc@zzi, indossando quell'abito  con naturalezza, sentendosi bene con sé stessa.
I bless you all!
Patricia Arquette è la dimostrazione che si può essere delle donne normali, che hanno qualche chilo in più (le donne vere hanno le curve diceva il titolo di un film con America Ferrera), ricordandoci che le attrici sono prima di tutto degli esseri umani, non delle dee. 
E quello che piace di più, è la sicurezza che ostenta, l'orgoglio di aver raggiunto un obiettivo con il ruolo di una vita, sbattendosi delle etichette - che, con il senno di poi, le regole le ha rispettate: abito lungo, non da cocktail (adatto per l'after party), colori sobri e classici come il bianco e nero, capelli raccolti. Le regole le ha rilette, e ciò fa di lei una vera 'daiva e donna'.
E se Jared Leto può venire agli Oscar vestito da Gesù Cristo appena uscito da un bordello di Charleston e definirlo un figo; perché le donne non possono vestirsi come si pare senza considerarle sciatte?

lunedì 23 febbraio 2015

NEWS: Oscar 2015 - I vincitori


Boyhood da vincitore a vinto: la pellicola di Richard Linklater è rimasto quasi a bocca asciutta e si è vista sfumare la possibilità di vincere come miglior film dell'anno.
Birdman di Alejandro Gonzales Inarritu trionfa con 4 premi, belli 'pesanti': film, regia, migliore sceneggiatura originale e fotografia.
Grande sconfitto ma vincitore morale è Michael Keaton: il suo Riggan Thompson sull'orlo di una crisi di nervi è stato battuto da Stephen Hawkings e il suo interprete, Eddie Redmayne. Insomma, la solita performance che rispetta i canoni dell'Academy. Canoni rispettati anche con la performance di Julianne Moore e la sua malata di Alzheimer in Still Alice. Ma per Julianne è brava era il suo tempo e meritava di vincere.
Patricia Arquette e J.K. Simmons trionfano come migliori attori non protagonisti rispettivamente per Boyhood (l'unico premio su 12 nomination) e Whiplash, che vince anche per il miglior montaggio e il miglior sonoro.
La migliore sceneggiatura non originale va a Imitation Game, sbaragliando pellicole indie come Inherent Vice e Whiplash.
Se Leviathan sembrava di portarsi a casa il premio come miglior film straniero, non ha fatto i conti con l'oste e si è visto soffiare la statuetta da Ida.
Anche quest'anno un pezzo di Italia c'è grazie ai bellissimi costumi di Milena Canonero, che ha fatto di The Grand Budapest Hotel un film raffinato ed elegante.
American Sniper si aggiudica solo la statuetta per il miglior montaggio sonoro, ma il granitico Clint ha vinto con pellicole di culto in passato.
Emozioni da cerimonia: John Legend vince per Selma e fa piangere pure Chris Pine, Meryl Streep è in sussulto di orgoglio per Patricia Arquette e il suo speech 'guerrillero'. 
E dopo il party, tutti a chiamare la mamma dopo 'l'ammonimento' di J.K. Simmons.
E anche quest'anno gli Oscar, tra gioie e dolori ha fatto il suo dovere.

Tutti i premi:

Oscar per il miglior film
American sniper
Birdman
Boyhood
The grand Budapest hotel
The imitation game
Selma
La teoria del tutto
Whiplash

Oscar per il miglior regista 


Alejandro González Iñarritu per Birdman

Richard Linklater per Boyhood
Bennett Miller per Foxcatcher
Wes Anderson per The grand Budapest hotel
Morten Tyldum per The imitation game

Oscar per la migliore attrice

Felicity Jones per La teoria del tutto
Rosamund Pike per Gone Girl
Julianne Moore per Still Alice
Reese Witherspoon per Wild
Marion Cotillard per Two days one night

Oscar per il miglior attore
Michael Keaton per Birdman
Eddie Redmayne per La teoria del tutto
Benedict Cumberbatch per The imitation game
Steve Carell per Foxcatcher
Bradley Cooper per American Sniper

Oscar per la miglior attrice non protagonista
Emma Stone per Birdman
Patricia Arquette per Boyhood
Keira Knightley per The imitation game
Meryl Streep per Into the woods
Laura Dern per Wild

Oscar per il miglior attore non protagonista
Edward Norton per Birdman
Ethan Hawke per Boyhood
J.K. Simmons per Whiplash
Mark Ruffalo per Foxcatcher
Robert Duvall per The judge

Oscar per la miglior sceneggiatura originale
Richard Linklater per Boyhood
Alejandro González Iñárritu, Nicolás Giacobone, AlexanderDinelaris e Armando Bo per Birdman
Wes Anderson e Hugo Guinness per The Grand Budapest Hotel
Dan Gilroy per Nightcrawler
E. Max Frye e Dan Futterman per Foxcatcher

Oscar per la miglior sceneggiatura non originale
Damien Chazelle per Whiplash
Anthony McCarten per La teoria del tutto
Graham Moore per The Imitation Game
Jason Hall per American sniper
Paul Thomas Anderson per Inherent vice

Oscar per la miglior fotografia
Roger Deakins per Unbroken
Emmanuel Lubezki per Birdman
Robert D. Yeoman per The Grand Budapest Hotel
Dick Pope per Mr. Turner
Lukasz Zal eRyszard Lynzewski per Ida

Oscar per il miglior film d’animazione
The Boxtrolls di Anthony Stacchi, Graham Annable e Travis Knight
Big hero 6 di Don Hall, Chris Williams e Roy Conli
How to train your dragon 2 - Dragon trainer 2 di Dean DeBlois e Bonnie Arnold
Song of the Sea di Tomm Moore e Paul Young
The tale of the princess Kaguya di Isao Takahata e Yoshiaki Nishimura

Oscar per il miglior documentario

Finding Vivian, di MaierJohn Maloof e Charlie Siskel
Last Days in VietnamRory Kennedy e Keven McAlester
CitizenFour, di Laura Poitras, Mathilde Bonnefoy and Dirk Wilutzky
The Salt of the Earth, di Wim Wenders, Juliano Ribeiro Salgado e David Rosier
Virunga, di Orlando von Einsiedel e Joanna Natasegara

Oscar per il miglior film straniero
Leviathan (film dalla Russia)
Ida (film dalla Polonia)
Tangerines (film dall’Estonia)
Timbuktu (film dalla Mauritania)
Wild tales - Relatos salvajes (film dall’Argentina)

Oscar per il migliori costumi
Colleen Atwood per Into the Woods
Anna B. Sheppard per Maleficent
Milena Canonero per The Grand Budapest Hotel
Jacqueline Durran per Mr. Turner
Mark Bridges per Inherent vice

Oscar per la miglior canzone
Lost Stars di Gregg Alexander, Danielle Brisebois, Nick Lashley e Nick Southwood in Begin again
Everything is awesome di Shawn Patterson in The Lego movie
I’m not gonna miss you di Glen Campbell in Glenn Campbell: I’ll be me
Glory di Common e John Legend in Selma
Grateful in Beyond the lights

Oscar per la miglior colonna sonora
Hans Zimmer per Interstellar
Alexandre Desplat per The Imitation Game
Johann Johannsson per The Theory of Everything
Alexandre Desplat per The grand Budapest Hotel
Gary Yershon per Mr. Turner

Oscar per i migliori effetti speciali
Dawn of the Planet of the Apes
Guardians of the Galaxy
Captain America: Winter Soldier
Interstellar
X-Men: Days of Future Past

Oscar per i migliori trucco e acconciature
Foxcatcher
The Grand Budapest Hotel
Guardians of the Galaxy

venerdì 20 febbraio 2015

LEZIONE DI CINEMA: I titoli di testa di Anatomia di un omicidio



I titoli di testa sono l'introduzione del film - presentandoci il cast tecnico e artistico. 
Considerarli una semplice introduzione a volte è riduttivo, perché si può assistere a un piccolo gioiellino di arte grafica. Ne sapeva qualcosa Saul Bass, grafico pubblicitario specializzatosi in poster pubblicitari per il cinema (esordì nel cinema con il poster di Carmen Jones di Otto Preminger), per poi passare ai titoli di testa.
Lo stile di Saul Bass è molto minimalista, risentendo delle influenze della corrente artistica del Costruttivismo e del gruppo Bauhaus.
Tra le sue sequenze introduttive più famose vi è Anatomia di un omicido di Preminger, che volle lavorare con Bass proprio dopo aver apprezzato il suo lavoro per Carmen Jones.
Il film inizia con la sagoma nera di un cadavere su uno sfondo grigio che si 'compone' a ritmo di jazz - colonna sonora firmata da Duke Ellington.
La sagoma comincia poi a scomporsi in parti che 'scivolano' separatamente fuori e dentro  dallo schermo inserendo in ogni parte anatomica. il cast tecnico e artistico per a ritmo della colonna sonora jazz firmata da Duke Ellington. 
Le parti anatomiche si scompongono ulteriormente in grosse linee, come se fossero state tagliate con una forbice -  proprio per dare l'idea di analizzare quel corpo in tutte le sue parti, come se fosse un'autopsia, o come dice il titolo italiano, la sua anatomia.
Saul Bass fece dei titoli di testa un'arte. Quando ancora non c'era la computer grafica e bisognava utilizzare solo l'ingegno e la creatività.


domenica 15 febbraio 2015

FILMOGRAFIA: J.K. Simmons



NOME: J.K. Simmons
ALL'ANAGRAFE: Jonathan Kimble Simmons
DATA DI NASCITA: 01/09/1955
LUOGO DI NASCITA: Detroit, Michigan, Stati Uniti
PROFESSIONE: Attore



ATTORE:

(2017) Kong: Skull Island -
(2016) The Accountant -
(2015) Rock Dog - Khampa
(2015) Still Punching the Clown - Jay Warren
(2015) Worlds Apart - Sebastian
(2015) Terminator Genisys -
(2014) Men, Women & Children - Allison's Dad
(2014) BoJack Horseman (Serie Tv) - Lennie Turtletaub
(2014) Adventure Planet - Presidente della Capitol State
(2014) Professore... per forza - Dr. Lerner
(2014) Growing Up Fisher (Serie Tv) - Mel Fisher
(2014) Break Point - Jack
(2014) Barefoot - Dr. Bertleman
(2014) Whiplash - Fletcher
(2013) Labor Day - Mr. Jervis
(2013) Family Tools (Serie Tv) - Tony Shea
(2011-2013) Pound Puppies (Episodi Tv: "The K9 Kid", "Working K-9 to 5") - Lt. Rock/Mr. Withers
(2013) 3 Geezers! - J Kimball
(2013) The Magic Bracelet (Corto) - The Shaman
(2013) The Heeler (Corto) - Roscoe
(2013) Parks and Recreation (Episodio Tv: "Partridge") - Sindaco Stice
(2013) Dark Skies - Oscure presenze - Edwin Pollard
(2013) Jobs - Arthur Rock
(2013) Whiplash (Corto) - Maestro della banda
(2010- 2013) Generator Rex (Serie Tv) - White Knight/Cured Evo/Waiter (voce)
(2005-2012) The Closer (Serie Tv) - Assistente Capo Will Pope
(2012) Best Friends Forever (Episodio Tv: "Put a Pin in It") - Don
(2012) The Words - Mr. Jansen
(2012) Contraband - Captain Camp
(2011) Young Adult - Editore di Mavis
(2011) Blackstone (Corto) - Detective Burke
(2011) The Good Doctor - Detective Krauss
(2010) Il Grinta - J. Noble Daggett
(2010) Megamind - Warden (voce)
(2010) An Invisible Sign - Mr. Jones
(2010) A Beginner's Guide to Endings - Zio Pal
(2010) Cani & Gatti: la vendetta di Kitty 3D - Gruff K-9 (voce)
(1994-2010) Law & Order - I due volti della giustizia (Serie Tv) - Dott. Emil Skoda/Jerry Luppin
(2010) The Life & Times of Tim (Episodio Tv: "Personality Disorder/Stu Is Good at Something") - O'Flaherty Sr.
(2010) Crazy on the Outside - Ed
(2009) Jennifer's Body - Mr. Wroblewski
(2009) Tra le nuvole - Bob
(2009) Extract - Brian
(2009) Laureata... e adesso? - Roy Davies
(2009) Alieni in soffitta - Skip (voce)
(2009) I Love You, Man - Oswald Klaven
(2009) Jewno (Corto) - Il padre
(2009) Red sands - La forza occulta - Tenente Colonello
(2009) The Way of War - Sergente Mitchell
(2009) New in Town - Stu Kopenhafer
(2009) The Vicious Kind - Donald Sinclaire
(2008) Command & Conquer: Red Alert 3 (Video Game) - Presidente Howard T. Ackerman (voce)
(2008) Ben 10: Alien Force (Episodio Tv: "Darkstar Rising") - Magister Gilhi
(2008) Burn After Reading - A prova di spia - Dirigente CIA
(2008) Phineas and Ferb (Episodio Tv: "Toy to the World") - J.B.
(2007) Rendition - Detenzione illegale - Lee Mayer
(2007) Juno - Mac MacGuff
(2007) Postal - Candidato Welles
(2007) Kim Possible (Episodi Tv: "The Big Job", "Mathter and Fervent", "The Mentor of Our Discontent") - Martin Smarty
(2007) Queens Supreme (Episodio Tv: "Let's Make a Deal") - Ernest Fingerman
(2007) Breaking Down the Closer (Corto) -
(2007) L'ultimo pellerossa (Film Tv) - James McLaughlin
(2007) Spider-Man 3 - J. Jonah Jameson
(2006-2007) I Simpson (Episodi Tv: "Moe'N'A Lisa", "Homerazzi") - J. Jonah Jameson/Editore
(2006) The Astronaut Farmer - Jacobson
(2006) Presagio finale - First Snow - Vacaro
(2004-2006) Justice League (Serie Tv) - General Wade Eiling/German Agent/Bystander (voce)
(2006) West Wing - Tutti gli uomini del Presidente (Episodio Tv: "Duck and Cover") - Harry Ravitch
(2005) Harsh Times - I giorni dell'odio - Agent Richards
(2005) Thank You for Smoking - BR
(2005) Numb3rs (Episodio Tv: "Vector") - Dott. Clarence Weaver
(2005) Jack & Bobby (Episodio Tv: "Running Scared") - Cyrus Miller
(2005) Arrested Development - Ti presento i miei (Episodio Tv: "Switch Hitter") - General Anderson
(2004) 3: The Dale Earnhardt Story (Film Tv) - Ralph Earnhardt
(2004) Nip/Tuck (Episodio Tv: "Kimber Henry") - Ike Connors
(2004) The Jury (Episodio Tv: "Last Rites") - Ron Stalsukilis
(2004) Spider-Man 2 - J. Jonah Jameson
(2004) Senza traccia (Episodio Tv: "Two Families") - Mark Wilson
(2004) The D.A. (Episodi Tv: "The People vs. Sergius Kovinsky", "The People vs. Achmed Abbas") - Joe Carter
(2004) Ladykillers - Garth Pancake
(2004) Oceano di fuoco - Hidalgo - Buffalo Bill Cody
(2004) E.R. - Medici in prima linea (Episodio Tv: "Impulse Control") - Gus Loomer
(2003) Disposal (Corto) - Older Hunter
(2003) Everwood (Episodio Tv: "Burden of Truth") - Phil Drebbles
(2003) John Doe (Episodio Tv: "The Rising") - Lucas Doya
(1997-2003) Oz (Serie Tv) - Vern Schillinger
(2003) Off the Map - George
(2002) Homeward Bound (Film Tv) - Jim Ashton
(2002) Path to War (Film Tv) -
(2002) Spider-Man - J. Jonah Jameson
(2002) Criminal Intent (Episodio Tv: "Crazy") - Dott. Emil Skoda
(2000-2001) Law & Order: Special Victims Unit (Serie Tv) - Dott. Emil Skoda
(2001) The Mexican - Amore senza la sicura - Ted Slocum
(2000) The Gift - Sceriffo Pearl Johnson
(2000) M&M's: The Lost Formulas (Video Game) - Arachide giallo
(2000) Autumn in New York - Dott. Tom Grandy
(2000) Beautiful Joe - non accreditato
(2000) Squadra emergenza (Episodio Tv: "Demolition Derby") - Frank Hagonon
(1999) Saturday Night Live (Episodio Tv: "Jerry Seinfeld/David Bowie") - Vern Schillinger
(1999) I Lost My M in Vegas (Corto) - Yellow (voce)
(1999) Gioco d'amore - Frank Perry
(1999) Le regole della casa del sidro - Ray Kendall
(1999) Hit and Runway - Ray Tilman
(1998) Above Freezing - Hoyd
(1998) Remember WENN (Episodio Tv: "All's Noisy on the Pittsburgh Front") - Capitan Amazon
(1998) Celebrity - Venditore ambulante
(1996-1998) New York Undercover (Episodi Tv: "Unis", "Mob Street") - Sergente Treadway, Dott. Emil Skoda
(1997) Face Down (Film Tv) - Herb Aames
(1997) Anastasia - (voce)
(1997) The Jackal - Agente dell'F.B.I. T. I. Witherspoon
(1997) Crossing Fields - Guy
(1997) Spin City (Episodio Tv: "Hot in the City") - Kevin
(1997) Love Walked In - Mr. Shulman
(1996) Extreme Measures - Soluzioni estreme - Dr. Mingus
(1996) Il club delle prime mogli - Agente federale
(1996) Swift Justice (Episodio Tv: "Stones") - Mel Turman
(1996) Homicide, Life on the Street (Episodio Tv: "For God and Country") - Colonello Alexander Rausch
(1995) The Adventures of Pete & Pete (Episodio Tv: "Saturday") - Dan, il barbiere
(1995) New York News (Episodio Tv: "Welcome Back Cotter") -
(1994) Un colpo da campione - Assistente Coach
(1994) Pompoko - Seizaemon (voce)
(1994) C'eravamo tanto odiati - Siskel
(1986) Il braccio violento della legge 3 (Film Tv) - Poliziotto nel parco

sabato 14 febbraio 2015

SPOT REVIEW: Baci Perugina - San Valentino Edition



Spot: Baci Perugina
Italia, 2011
Campagna pubblicitaria: Armando Testa 
Durata: 46''

San Valentino è la festa degli innamorati per eccellenza. E chi non sogna un bacio romantico, degno di un film?
Ci pensa l'icona dell'advertising italiano Armando Testa a realizzare una pubblicità ad hoc con i cioccolatini più buoni e romantici di sempre: i Baci Perugina.
Lui, lei, il tetto di un hotel, la pioggia. In piedi l'uno di fronte all'altro si guardano, si scrutano e si baciano dolcemente, incuranti della pioggia che riga i loro volti. Come sottofondo una splendida poesia d'amore.*
Poi lui le regala un cioccolatino. Lei lo scarta, legge il bigliettino con la frase d'amore. Lei lo ringrazia baciandolo di nuovo. 
Chi ama, baci. A volte un bacio, vale più di una parola.
Buon San Valentino a chi si ama. Buon San Valentino ha chi cerca l'anima gemella. 
Meno parole, più baci.

*I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore

I ragazzi che si amano - Jacques Prevert.

venerdì 13 febbraio 2015

RECENSIONE: Whiplash




Titolo: Whiplash
id, USA 2014
Cast: Miles Teller, J.K. Simmons, Paul Reiser.
Sceneggiatura: Damien Chazelle.
Regia: Damien Chazelle.
Durata:107'

Le rock star sono idolatrate dai fan, ma anche i batteristi hanno la loro fetta di celebrità: drummers celebri come Lars Ulrich e Tommy Lee hanno fondato band di culto come i Metallica e i Motley Crue. Phil Collins riuscì a salvare i Genesis dallo scioglimento, sostituendo degnamente l'estro di Peter Gabriel. Keith Moon degli Who e John Bonham dei Led Zeppelin ancora si stanno contendendo in paradiso lo scettro di miglior batterista del pianeta.
A volte però i batteristi, anche per come sono posizionati su un palco, risultano 'dietro le quinte', finendo 'fagocitati' dalla presenza ingombrante del leader che accresce il suo fascino e 'potere' in coppia con il chitarrista: se pensi ai Beatles ti viene in mente subito la coppia John Lennon & Paul McCartney; se pensi agli U2 le 'attenzioni sono per Bono & The Edge. 
Eppure Ringo Starr e Larry Mullen Jr. sono membri altrettanto validi.
A volte la batteria può essere un mero strumento musicale: quando Bill Buck decise di lasciare gli R.E.M., Michael Stipe e soci lo 'sostituirono' a malincuore con una batteria elettronica per la registrazione di Up. 
Se si pensa alla musica jazz invece, i primi famosi nomi che ti vengono in mente sono John Coltrane, Louis Armstrong e Miles Davis (tromba), Thelonius Monk (pianoforte jazz), Charlie Parker (Sassofono) o Django Reinhardt (chitarra jazz).
Eppure la batteria è uno strumento cool, che immette le sue radici proprio nell'ambiente jazz, diventando uno strumento fondamentale nella musica popolare - con un 'certo' Buddy Rich che con l'esecuzione di Caravan divenne il più grande batterista di tutti tempi per velocità e creatività.
Lo sa bene Andrew (Miles Teller) giovane matricola del prestigioso Shaffer College, che sogna di essere il batterista jazz numero uno e diventare emulo di Rich.
Lo sa bene Fletcher (J.K. Simmons) che nota il suo talento e decide di prenderlo in considerazione per la sua band.
Per il giovane ventenne il sogno diventa realtà: potrebbe diventare un membro della band orchestrata dal geniale insegnante, saltando gli step accademici e poter esprimere fin da subito il suo talento.
Ma ben presto il suo sogno si rivelerà un incubo, perché Flecther è sì un insegnante geniale, ma è anche un sadico bastardo che renderà la vita di Andrew più dura del previsto.
Andrew ha talento, ha talento da vendere. Non l'ha ereditato dal padre scrittore (Paul Reiser) che ha abbandonato le velleità letterarie per ripiegare sull'insegnamento, è nato con il dono di saper suonare la batteria.
Andrew ha tutte le carte per raggiungere il suo obiettivo. Ha lo spirito giusto per diventare un batterista jazz.
E per un instante trova in Fletcher un padre putativo che lo accompagni per mano nell'olimpo della musica jazz.
'Meglio morire alcolizzati e senza un soldo a 34 anni, ma avere gente che a cena parlano di me, piuttosto che vivere fino a 90 anni ricco e sobrio, ma nessuno che si ricordi chi fossi'.
E pur di centrare suo obiettivo, Andrew sacrifica la leggerezza dei 20 anni e la sua acerba relazione con Nicole, in modo da non deludere le aspettative paterne, le aspettative di Fletcher e soprattutto le sue - arrivando a farsi manipolare e distruggere da Fletcher, arrivando a un tracollo fisico pur di fargli ammettere che ha fatto un buon lavoro. 
Ma 'nella lingua inglese non ci sono parole più pericolose come buon lavoro'. Fletcher il sadico lo sa, e questa questa soddisfazione non gliela offre sul piatto d'argento.
Perché se all'interno di una scuola devi sgobbare e lavorare fino a farti venire le 'stigmate' , sulle mani, sopportare insulti e umiliazioni, fuori, nello spietato mondo dello showbiz devi sudare e sgomitare il triplo solo per avere l'audizione che ti cambi la vita.
Fletcher il bastardo lo sa, e se fa finta di 'coccolarlo' perché il ragazzo è una matricola, ma può competere con studenti più navigati di lui,  il giorno dopo decide di sostituirlo con il compagno di corso che potrebbe essere il nuovo numero sulla quale scommettere. 
Perché il giovane Icaro sì, può volare, ma può bruciarsi le ali rapidamente. Ma ancora non l'aveva capito. 'Se vuoi la c**zo di parte guadagnatela'. 
Se vuoi avere la c**zo di parte, devi stare al suo tempo. Se rallenti o sei più veloce non sei al suo tempo. E se non sei al suo tempo finisci per sabotare la sua band. E se non vuoi finire sgozzato come un maiale, beh, devi farti venire le piaghe e devi andare al di là del 'buon lavoro'. 
E per quanto tu sia un giovane talento, metti a cuccia il tuo ego, perché per quanto tu sia l'astro nascente del jazz, nello showbiz puoi toccare l'apice in un minuto, ma finisci altrettanto rapidamente nel dimenticatoio, surclassato da quello che tu definisci 'quella m**da'.
E l'allievo supera il maestro diventando a sua volta un mostro che da umiliato si vendica e umilia il suo 'aguzzino'. Un po' come fece Palla di lardo diventando la perfetta macchina killer secondo il volere del sergente Hartman. Solo che a quel bastardo è andata peggio.
Sei pronto per la ribalta Andrew. E poco importa se tuo padre ti guarda sgomento invece che essere fiero di te. Poco importa se non hai amici. Hai tenuto il tempo e hai tenuto testa a Fletcher.
Whiplash diretto da Damien Chazelle, è un film che andrebbe proiettato ai giovani talenti o presunti tale che vengono nutriti a pane e talent show.
A tratti troppo enfatico (soprattutto nella seconda parte), ma con dialoghi strepitosi regalati quasi tutti a Fletcher - interpretato da un J.K. Simmons in stato di grazia e pronto a portarsi a casa l'Oscar, Whiplash è diretto con mano sicura da Chazelle - che pur essendo al secondo lungometraggio (Guy and Madeline on a Park Bench) offre uno stile nitido ed esteticamente ineccepibile, enfatizzato da un gran bel montaggio che riesce a 'tenere il tempo' della batteria.
Whiplash è un film che è una delizia per gli amanti del jazz, ma potrebbe anche avvicinare i neofiti a questo genere musicale forse considerato old fashioned tra i giovani di oggi.
E forse potrebbe desistere la prossima wannabe star a partecipare a un talent show.

Voto: 8
A.M.

martedì 10 febbraio 2015

COMING SOON: Whiplash & 50 sfumature di grigio

Whiplash


Mercoledì e giovedì usciranno due film totalmente diversi, ma che possono soddisfare sia il pubblico di nicchia, che quello di massa.
Per chi ama il cinema indie, allora Whiplash farà al caso vostro: il giovane Andrew (Miles Teller) è una matricola del prestigioso Schaffer College dove sogna di diventare il migliore batterista di jazz. Lo spietato insegnante e direttore d'orchestra Fletcher (J.K. Simmons) vede in lui grandi potenzialità, ma i suoi metodi poco
50 sfumature di grigio
ortodossi si scontreranno con la voglia sfrenata di emergere del giovane talento.
Per un pubblico più vasto (e soprattutto femminile), il giorno prima di San Valentino uscirà l'attesissimo 50 sfumature di grigio, tratto dal best seller di E.L. James.
La giovane Anastacia Steele (Dakota Johnson) è una giovane laureanda che si ritrova a intervistare il milionario e benefattore dell'università in cui studia, Christian Grey (Jamie Dornan). Affascinato da questa ragazza a tratti un po' ingenui, i due avranno una torbida storia d'amore.
Una settimana che soddisfa tutti i palati, buona visione!

domenica 8 febbraio 2015

IL CIRCOLO DI CUCITO: Johnny, due matrimoni son megl' che uan



Ormai lo sanno anche le pietre che Johnny Depp si è sposato con Amber Heard. E ormai anche la vicina del quarto piano della casa a fianco a quelle due più in là all'angolo con quell'altra casa, sanno che si è sposato un'altra volta. Perché du is megl' che uan. Pure Vanessa Paradis lo sa. E le orecchie le sono fischiate non una, ma ben due volte.
Non ci sono più i divi duri e puri di una volta. 
George Clooney disse un dì che il matrimonio l'aveva già provato  e aveva smesso(come si fa per le canne). Poi ha incontrato uno schianto di avvocato et voilà, si è sposato lui. Perché è facile ricadere nel vizio, anche se aveva promesso di non farlo mai più (come si fa per le canne).
Brad Pitt disse che tutta l'America gaya si doveva sposare, e finché non avessero avuto il benestare suo e dello Zio Sam, non si sarebbe sposato con Angelina. Poi Angie le ha detto che sono etero ed ecco che si è sposato pure lui.
Mancava solo Johnny. Pareva duro e puro. Lui, che aveva dato vita per ben 14 anni a sua insaputa ai PACS con Vanessa Paradis, facendo morire invidia per le fan che avrebbero fatto volentieri una toccata e fuga sulla sua isola personale. 
E poi, all'improvviso, ti svegli una mattina e scopri di avere 50 anni, vedi la gnugna che potrebbe essere tua figlia e BUM! Ci scappa il matrimonio.
Urge un nuovo bad boy, Johnny ce lo siamo giocato. Due volte.  
Auguri auguri e figli maschi maschi!

giovedì 5 febbraio 2015

RIFLESSIONI: Vale ancora la pena andare al cinema?



Chi ha una passione che sfocia nella 'magnifica ossessione', l'appuntamento al buio è irrinunciabile.
E' come una sorta di téte à téte. Lo spettatore e lo schermo cinematografico. 
Avvolti nel buio, si crea 'l'atmosfera' giusta, l'attesa fremente di vedere quello schermo illuminarsi di immagini che ti avvolgono e ti stordiscono (soprattutto se il film odora di capolavoro) per poi farti ritornare a casa sognante e stralunato.
Ma adesso al 'romantico' incontro che avviene puntualmente in un cinema, si sta sostituendo la 'sveltina' fatta da 1)spettatore 2) un PC 3) e un sito che ti fa vedere il film. Senza pagare il biglietto.
Un po' come se ti facessi un viaggio ad Amsterdam, vai nel quartiere a luci rosse, trovi un pass per terra e finisci per trombarti le entrenuse (mignotte o prostitute è volgare e poi pagano pure le tasse) a gratis. 
Indi per cui: vale ancora andare al cinema e spendere dei soldi, quando puoi benissimo vedertelo comodamente a casa, e soprattutto senza sborsare un cent, come la entreneuse trombata grazie al free pass?
Un tempo la fruizione del cinema era differente: cinema - home video - televisione.
Prima c'era Tele + 1. Che si è congedato cedendo il testimone a Sky.
Poi c'era Blockbuster. E ha fatto chiudere le videoteche di nicchia.
Poi è arrivata la TV on demand. E ha fatto chiudere i Blockbuster.
Poi sono arrivati i siti pirata, i vari 'muli' per scaricare i film, lo streaming e compagnia bella.
I siti di streaming sono come funghi: come le fastidiose macchioline fatte di germi e batteri che si formano sulla pelle, non fai in tempo a toglierne una che già si è formata di nuovo.
Come un paese dei balocchi, lo streaming ti offre il ben-di-i-dio e non hai che l'imbarazzo della scelta. Prima i film si scaricavano e bisognava aspettare giorni, adesso la rete mette film on line che ancora devono uscire al cinema. Per esempio The Wedding Ringer con Kaley Cuoco uscirà in Gran Bretagna il 20 febbraio, ma lo potete già trovare sul web. 
L'unica cosa che devi fare è un clic, et voilà, il film è servito.
Ci sono pro e contro. Tutti vedono film in streaming. Non sei una brutta persona se lo fai. Però a volte ci si sente un po' coglioni a spendere 7.50 euro (quando ti va bene). Soprattutto quando i tuoi amici ti dicono ma io al cinema non ci vado, me li guardo sul pc.
Perché il cinema costa. Dannatamente tanto. E le uscite sono tante. Altro che 'dieci ragazze per me posson bastare', la voglia cinefila non basta mai. E neppure uno stipendio. E se lo stipendio non ce l'hai, la voglia te la tieni. Oppure entri nei meandri dello streaming. Enjoy! 
Spesso questi siti sono una manna oltre per il portafoglio perennemente vuoto, anche per chi svolge una ricerca, per esempio una tesi di laurea di carattere cinematografico e il materiale è introvabile nelle (un tempo aperte) videoteche. O hai la sfiga di abitare in un paese di provincia e non hai i mezzi materiali per visionare un film in un centro specializzato. E tu non ti laurei perché mamma e papà non ti hanno fatto nascere a Roma o Milano???
C'è poi una categoria interessante che il cinema lo ama tanto tanto tanto: il cinefilo compulsivo - ossessivo. 
Il modus operandi del cinefilo ossessivo-compulsivo è: va minimo sindacale almeno una volta al mese (e se salti un mese, non bastano 10 ave Maria per riparare al danno); ha una videoteca personale che costa quanto un mutuo e spesso fa viaggi della speranza (a volte prendere un autobus di domenica quando c'è un servizio pietoso comporta delle odissee mica da ridere) per vedere quel film che non ti si fila nessuno, ma per te ha un non so che di sublime.
Quando ha scoperto il suo film rivelazione, mette in atto la stalkerizzazione del televideo e di siti specializzati per monitorare la tenuta del film in sala, nella speranza che quel giorno di quel mese a una determinata ora ci sia ancora nella sala cinematografica. La vita di un cinefilo ossessivo-compulsiva è dura. E l'unica medicina è vedere film.
La buona volontà di contribuire a un sano 'mignottume cinematografico' c'è,  ma la mala sorte spesso e volentieri ti mette a disposizione solo un cinema che ti propone lo stesso film per 5 settimane; o multisala dove ti fa vedere cagate commerciali. O se sei proprio scalognato, il cinema nella tua città manco ce l'hai. Così il cinefilo ossessivo-compulsivo ci rimane male.
Spesso la distribuzione di un film è pietosa. Specialmente se il film è di nicchia, rimanendo 'congelato' per molto tempo. E questo accade spesso in Italia, dove film validi che suscitano quella curiosità che solo il cinefilo appassionato nota in quella pellicola o viene rimandato a data da destinarsi (e in genere si attendono un paio di anni, in estate, quando tutti hanno le pinne, il fucile e gli occhiali pronti a farsi una nuotata);  o viene programmato per una manciata di giorni; o viene tolto dai listini perché politicamente introverso e 'scomodi' e non usciranno MAI (due esempi sono The Interview con Seth Roger e James Franco e La trattativa di Sabina Guzzanti).
Stessa musica se hai deciso di mollare l'Italia, vai a vivere 'dalla Regina' e scopri che i film italiani non se li fila poco per niente. In UK passeranno in sala si è no 3 titoli (dal 2012 a oggi sono usciti solo Habemus Papam, La grande bellezza e Salvo). Di Maccio Capatonda manco l'ombra - No future for you. E a Natale niente cinepanettone. C'è la mince pie. Ma in quel caso la chiamerei botta di culo.
Però la voglia di soddisfare la propria voracità cinematografica in nome di quella bulimia meravigliosa che colpisce i cinefili, è tanta, ma proprio tanta. E se l'oggetto del desiderio non potessimo averlo, nonostante il fioretto fatto per Pasqua che prevede 40 giorni ininterrotti di visioni al cinematografo, cosa potremmo fare? C'è lo zio streaming che ti aiuta.
Prendiamo per esempio un film di nicchia come Whiplash. Se nelle sale inglesi è già uscito il 16 gennaio, in Italia uscirà il 12 febbraio. Vedere alla voce doppiaggio. Sia mai che in Italia il film esca in lingua originale. Però è già on line.
Ora, probabilmente uscirà sì e no in un paio di sale. E se uscirà lo terranno poco. O magari trainato dal tam tam oscareccio uscirà in molte sale. Chi lo sa.
Nel caso invece di film controversi come The Interview (caz*o cene del dittatore Nord Coreano quando noi abbiamo beghe più grosse...), in Inghilterra la regina tiene le bollocks quadrate e il film uscirà il 6 febbraio, in Italia forse no. Vuoi perché è un film satirico, vuoi perché c'è il rischio di ca*arsi sotto  ti trovandoti gli estremisti dietro casa se vai a vederlo, o peggio ancora se vai a vederlo per punizione rischi lavaggio del cervello con Gangam Style - che è stata incisa in Corea del Sud ma poco importa perché è lo stesso una tortura.
Così ecco che l'amico streaming ti da una mano e ti tira su il morale.
Però se da una parte lo streaming ti aiuta come quando vomiti l'impossibile e ti tiene su i capelli così non si impiastricciano, dall'altra non aiuta il cinema per niente. Perché forse ci dimentichiamo che sì, noi 'trombiamo a gratis', ma chi ha messo sulla piazza le entreneuse non becca un quattrino. Così le belle figliuole vengono licenziate, non pagano le tasse, aumenta l'IVA e tu col c*zzo che ti diverti ancora.
Cosa vuol dire? Che noi non ci rendiamo conto del danno che facciamo all'industria cinematografica. Steven Soderbergh aveva cercato di ovviare il problema facendo uscire Contagion prima on line, e poi al cinema. Ma se da un lato funziona perché ovvia il problema della fruibilità, dall'altro no, perché quelli che non sono cinefili D.O.C. il prezzo del biglietto proprio non lo vogliono pagare. E così Soderbergh probabilmente si è smaronato ha dato l'addio al cinema e adesso lavora per la TV. O forse si è smaronato e basta. 
Ed ecco che arriva la suppostona: il cinema in streaming, download o come cavolo si chiama danneggia il cinema. Solo che spesso ce lo dimentichiamo. E vai di sensi di colpa e botte di cilicio sulla coscia. Tranne quello che non ama il cinema, che prende una donna e la tratta male. Fetente.
Poi per carità, ci sono film che non dovrebbero neanche esistere e registi che dovrebbero andare a zappare. E lì mi dovresti pagare per vederlo. Ma ci sono invece film che hanno buone chance di diventare i nuovi classici, e registi promettenti
Riprendo l'esempio di Whiplash. Damien Chazelle è un regista esordiente. Ha fatto il botto inaspettato, ha avuto la nomination agli Oscar come miglior film, dopo aver passato il test alla grande al Sundance. Costato solo' $3.3 milioni di dollari, al box office ha guadagnato $9.6 milioni. Roba che Julia Roberts li spende per le calzette per i figli. Ma forse con gli Oscar avrà un tam tam mediatico e guadagnerà di più.
Chazelle a fatto un esordio mica da ridere. E la botta di culo è veramente meritata, perché il ragazzo ha talento, e merita una seconda chance con un altro bel film. Però se tutti vedessero il film a gratis perché non si vuole aspettare di vederlo al cinema, o perché a volte proprio non hai scelta, o devi 'stare sul pezzo' se ti occupi di cinema, tu il biglietto non lo compri. E il cinema è business, bellezza. Ti diverte, ma deve fare soldi. Tanti soldi. E se non fai soldi, le major non ti da i soldi. E senza soldi, addio opera seconda. E Damien Chazelle potrebbe aspettarti sotto casa con uno l'I-pod sparandoti a palla Gangam Style. E ha scaricato la canzone invece di comprare il CD. Ma quella è un'altra storia.
Ci sono poi film che rendono solo al cinema. O hai uno schermo della madonna, con un dolby sorround che ti fa tremare i vetri, o vedere film come Interstellar o American Sniper su un PC scrauso (non la 'mela') non rende. Anzi, fa un poco sfigatino.
Perché a volte alcuni film sono fatti solo per lo schermo. Puoi avere il DVD di 2001: Odissea nello spazio, ma quando esce al cinema niente da fare, anche se il capolavoro di Kubrick ha 46 anni ha ancora un fascino incredibile che solo una sala al buio ti può dare, regalandoti quelle emozioni che è impossibile ricreare su un PC.
Quindi caro cinefilo, brami quel film ma pensi averlo perso già in partenza se proprio pensi che quel film debba essere assolutamente visto, o proprio ne devi assolutamente parlare con quella curiosità degna di una zabetta al circolo di cucito che non riesce a mantenere un segreto dopo aver fatto giurin giuretta - pazienta un pochino. La pazienza è la virtù dei forti e spesso viene premiata.
Se poi proprio te la fa 'annusare' e non te la vuole 'dare', allora - e solo allora affidati alle sveltine della cara amica streaming. Ma ricordati, godi solo a  metà.