lunedì 18 novembre 2013

RECENSIONE: Gravity





Titolo: Gravity
Id., USA, 2013
Cast: Sandra Bullock, George Clooney, Ed Harris (voce).
Sceneggiatura: Alfonso Cuaròn, Jonas Cuaròn.
Durata: 91'

La dottoressa Ryan Stone (Sandra Bullock) è un'esperta ingegnere biomedico alle prese con la sua prima missione nello spazio, coordinata dal capitano Matt Kovalsky (George Clooney), in congedo una volta rientrati alla NASA. 
Durante la riparazione del telescopio Hubble, vengono colpiti dai detriti di una navetta spaziale russa, che uccide i membri dell'equipaggio lasciandoli soli alla deriva nell'universo...
Lo spazio ha sempre esercitato un enorme fascino sull'essere umano, da sempre curioso di sapere cosa c'è oltre al pianeta Terra. Meta preferita della letteratura (un nome tra tutti è il visionario Philip Dick) della musica (David Bowie si chiedeva se c'è vita su Marte in Life on Mars? una delle sue più celebre canzoni) e del cinema, da cui sono nati capolavori come l'ormai punto di riferimento 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, dalla trilogia di Guerre stellari di George Lucas, ad Alien di Ridley Scotto, fino al recente Moon di Duncan Jones. 
Con il genere si cimenta anche Alfonso Cuaròn, che aveva già sperimentato il genere fantasy dirigendo un capitolo della saga di Harry Potter, girando un film completamente privo di gravità.
Il plot è classico: un team di astronauti sono in missione per riparare un'avaria, e quella che doveva essere un lavoro semplice, diventa un inferno per la dottoressa Ryan Stone e l'astronauta Matt Kovalsky. 
Se Matt Kovalsky è all'ultima missione prima di congedarsi in pensione, per Ryan Stone la missione è l'occasione di seppellire il suo dolore isolandosi letteralmente dal Mondo. 
La bellezza dell'ignoto, vedere la Terra da lontano, fluttuare nell'atmosfera, cercare delle risposte in qualcosa che non si conosce: il cosmo è capace emozioni incredibili e uno scenario che nemmeno il più bel soggiorno su un'isola esotica probabilmente può regalare. Tale bellezza però può diventare improvvisamente un'incubo, ed ecco che l'ignoto stesso diventa pericolo, non c'è sicurezza, rischiando di finire  ingoiati nell'infinito. E' ciò che accade al team della dottoressa Stone, salvata da Kovalsky in extremis, e ora messa di fronte alla prova più impegnativa della sua vita: sfuggire alla morte nell'oblio dello spazio.
Se in 2001: Odissea nello spazio una delle tante e meravigliose tematiche racchiuse in quel capolavoro era la ribellione delle macchine verso l'uomo che le ha costruite, in Gravity viene rappresentata la parabola esistenziale di una donna che deve sopravvivere alla minaccia che nasconde l'ignoto combattendo contro i propri demoni interiori, a cui cerca una soluzione grazie alla tecnologia che ha a disposizione.
A differenza di eroine dello spazio come Barbarella, che viveva a proprio agio nello spazio in un universo fantastico o la mitica Ripley di Alien che con la sua grinta è in grado di combattere gli alieni,  la dottoressa Stone è "semplicemente" una donna dal look (volutamente) anonimo che è stata chiamata in una missione spaziale per offrire le sue competenze e risolvere un problema, e diventerà un'eroina (solitaria) suo malgrado e contro la sua volontà. E soprattutto è una donna che non nasconde di avere paura.
Donna schiva e apparentemente fragile, Stone in realtà scopre di avere una forza interiore che le permette di cercare una soluzione pur non avendone le conoscenze. Sospesa nell'aria per mancanza di gravità, Ryan Stone cerca costantemente un appiglio, un appoggio per cercare di rientrare nella navicella spaziale e riacquistare la propria sicurezza al riparo dalle minacce di qualcosa che non conosce, combattendo contro questa perenne precarietà di equilibrio, che le manca sia dentro la sua anima che fuori nell'ambiente in cui è costretta a rimanere, in una lotta costante contro il tempo. E la navicella diventa una sorta di ventre materno, in cui si rannicchia sospesa in cerca di protezione al riparo dalle minacce dell'esterno.
Ma la mancanza di equilibrio si trasforma in una mancanza di certezza, e ciò che poteva essere la sua salvezza, si trasforma in un'ennesima minaccia. La vita della dottoressa è costantemente in pericolo, ma più la situazione si complica, più la sua forza d'animo, o meglio, il suo istinto di sopravvivenza, prevale contro l'irrazionalità. 
Sola, isolata e sul punto di perdere la speranza se non la ragione, quando tutto sembra essere perduto ed è ormai rassegnata ad andare incontro il suo ineluttabile destino, un conforto inaspettato le infonde coraggio, dimostrando di avere una forza d'animo e una sicurezza che non sospettava di possedere. 
Gravity è un film di fantascienza avvincente e girato con mano sicura da Alfonso Cuaròn, che che tiene lo spettatore in costante tensione e incollato alla poltrona (a differenza dei suoi "fluttuanti" personaggi sullo schermo), facendo entrare in empatia con le mille avversità che travolgono Ryan Stone. 
Visivamente eccellente e con effetti speciali che vengono usati solo quando servono (a differenza di Moon che ne era totalmente privo omaggiando il genere Sci-fi), e convertito per la versione 3D, anche nella versione normale è avvincente e si rimane affascinati dalla bellezza dello spazio. 
E se George Clooney crea un Matt Kowalsky ironico, disilluso e a tratti paterno con la dottoressa Stone, Sandra Bullock si mette in gioco e regge egregiamente l'80% del film da sola, dando un'ottima prova e un one woman show niente male, ricordandoci che è un'attrice che ha vinto un Academy Awards. 
Gravity è un film che tiene lo spettatore con il fiato... Sospeso. 

Voto: 8
A.M.

6 commenti:

  1. La cosa che più mi ha colpito di questo film è il silenzio... il silenzio assoluto dello spazio profondo: si susseguono incidenti, esplosioni, scontri, il tutto in un'atmosfera ovattata e irreale, che ti fa angosciare ancora di più. Non c'è proprio nessuno, sei solo in mezzo al nulla, non si ode nulla. Cosa può esserci di più terribile? Hai scritto bene: qui non si lotta per salvare il mondo ma 'solo' per la sopravvivenza personale: non ci sono eroi, ma solo esseri umani 'normali' e impauriti. Per questo li sentiamo vicini, quasi fino a toccarli...
    Gran bel film, assolutamente.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A me ha inchiodato fino alla fine e temevo per le sorti della dottoressa Stone, quindi direi che Cuaròn ha centrato il bersaglio!!! E una cosa che non ho scritto, ma che ho pensato mentre lo guardavo è stata: ma quanta spazzatura vaga nello spazio? :-p

      Elimina
  2. Tecnica pazzesca, da capogiro, ma film per me vuoto e senz'anima, più un prodottone hollywoodiano che non una vera esperienza in stile 2001.
    Punti di vista! :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Punto di vista accolto, qua non siamo mica il Giornale o Libero, ahahaah! XD
      A me ha emozionato, sarà perché la protagonista è donnola come me! ;-) 2001 è inarrivabile, secondo me ci vorrebbe uno studio di una decina d'anni solo per il monolite! L'accostamento col capolavoro era sul piano tecnologico: Hal 2000 vuole accoppare l'astronauta/la tecnologia aiuta Stone a cavarsela. Punti di vista! ;-)

      Elimina
  3. Una bellissima esperienza visiva da vivere assolutamente in 3D, una roba da lasciare, come giustamente hai detto, senza fiato.
    La trama, per contro, è banalotta e i dialoghi a tratti ridicoli, ma sicuramente il tutto è funzionale ai fini dello spettacolo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Devo dire che anche in 2D rende molto bene, soprattutto la prima parte, di una bellezza visiva veramente che lascia a bocca aperta. Beh in effetti la parte di Ryan ululante se la potevano risparmiare, però poraccia pensava di schiattare, quindi le perdoniamo tutto!

      Elimina