domenica 29 settembre 2013

LE USCITE DELLA SETTIMANA

 
 
Se la scorsa settimana il film cool era Rush di Ron Howard sulla rivalità tra Niki Lauda e James Hnt, il film di questo weekend è The Bling Ring di Sofia Coppola. Ladri di appartamenti e di celebrità, Nikki (Emma Watson) e la sua "glam gang", diventano l'incubo di Paris Hilton, Orlando Bloom e altre celebrities.
La casa Bianca è minacciata dall'ennesimo terrorista di turno con Sotto assedio - Withe House Down di Roland Emmerich, dove il presidente degli Stati Uniti (Jamie Foxx) deve essere protetto dalle mire di un gruppo paramilitare armato.
Federico Moccia dopo essersi occupati degli adolescenti, fa un salto avanti e crea l'ennesima favola edulcorata e poco vicina alla realtà del mondo giovanilistico alle prese con la vita universitaria con Universitari-molto più che amici.
Buona visione!

MOVIE ON THE ROAD: Svizzera


La Svizzera, con la sua precisione, i suoi quattro cantoni, la cioccolata e il lago di Lugano può suscitare interesse per una meta cinematografica? Pur non avendo una "filmografia" fitta quanto una location come Parigi o New York, la Svizzera è stata protagonista di alcune pellicole interessanti.

Zoccoletti olandesi
Nel 1937 Hollywood va oltre oceano e si accorge delle Alpi Svizzere, creando un film a hoc per la loro beniamina Shilrley Temple piccola star di Zoccoletti olandesi, dove interpreta la piccola Heidi (resa celebre anche dal famoso cartoon). La piccola Heidi vive nel piccolo paesino  Meyenfield e deve lasciare il luogo natio per andare a vivere dal burbero nonno. Che ovviamente conquisterà con la sua squisita bontà.

Pane e cioccolata
Ma la Svizzera non è solo fascino transalpino,è anche l'altra faccia della medaglia, con l'immigrazione italiana. Un film che parla del fenomeno è Pane e cioccolata (1973) di Franco Brusati, con l'immigrato Nino Manfredi che a un passo dal posto fisso viene cacciato perché reo di aver orinato in pubblico, finendo per diventare un clandesino. Deluso e amareggiato, ottiene il visto proprio quando sta per partire, e decide di cambiare il suo destino in quel del Passo di San Gottardo.
007-Goldeneye
Anche un inglese doc come James Bond ama i paesaggi svizzeri. In 007- Goldeneye (1995) non disdegna la Svizzera e compie uno strepitoso bungee jumping in Val Verzasca, dove James Bond si regala attimi di pura adrenalina prima di compiere la prossima missione per conto di Sua Maestà.
Quale amore
La fascinosa Lugano con il suo splendido lago è protagonista di due film: Quale amore (2006) di Maurzio Sciarra con Vanessa Incontrada e Giorgio Pasotti, una parabola di amore gelosia e morte, dove una pianista s'immanora di un ricco uomo d'affari e per lui rinuncia alla musica per formare una famiglia. Ma la passione presto si trasforma in un inferno di folle gelosia, e la tragedia è dietro l'angolo.
Le conseguenze dell'amore
L'amore può scolvogere con le sue complicazioni. E può risvegliare un uomo dal suo torpore, come avviene ne Le conseguenze dell'amore (2001) di Paolo Sorrentino, secondo film ambientato a Lugano. L'amore scuote la vita monotona e precisa come un orologio di Titta di Girolamo (Toni Servillo), contabile residente in un esclusivo hotel di Lugano che mette in discussione la sua vita dopo aver scoperto l'amore per la barista dell'albergo (Olivia Magnani).
La Svizzera non è solo orologi a cucù (come affermava Orson Welles in Il quarto uomo) e la cioccolata: è anche il luogo fascinoso per ambientarvi un film.
 
 
 

venerdì 27 settembre 2013

GIOCO: I film della mia vita - Parte III

 Manco fosse la trilogia de Il padrino che la Director's ha dovuto dividere in tre parti la lista. Anche perché di cazzate ne ha scritte parecchie, eccome.
E il vichingo, sempre lui, ormai smaronato esclama "E MO' BBASTA!!!"
Sarà perché è l'ultima parte che si avvia verso il crepuscolo (degli Dei), la Director's si fa più amarcord e meno monnezza style.
2001 - La maledizione dello scorpione di giada, di Woody Allen.
Nel 2001 la Director's si sceglie dei corsi universitari a hoc e ha il primo pomeriggio libero. La Director's ha studiato alla Statale di Milano, che significa Piazza Duomo, il Virgin e un bel po' di cinema. Così prima di spararmi il corso di letteratura italiana sulla Divina commedia, dalle 14.00 alle 16.45 aveva campo libero. Si studia la mattina e poi quando c'è un film interessante, vai di cazzeggio! Così un pomeriggio va al cinema Centrale, un cinema d'essai specializzato in film di recupero prima che vengano tolti dalle sale. La Director's un pomeriggio va e si spara l'ultimo di Woody. Ma perde il portafogli. Li mortacci sua. Se n'era accorta però la sù mamma, che scatena l'ira diddio.
Dialogo tra l'immaginario e il veritiero tra me e mia mamma:
"Cosaaaaa, tu bigi e vai al cinema?!  Da sola?!"
"Ma no, non bigio, mica ho lezione tutto il giorno. E poi avevo studiato tutta mattina. E poi vado al cinema da sola da quando avevo 16 anni. Ah, perché, non lo sapevi?"
"Ehm, no."
"Ah, mamma"
"Sì?"
"Va' che stasera vado a vedere il film al Legnano che c'è la cinerassegna".
Come l'ha scoperto? L'unica cosa che c'era dentro il portafogli era il resto del cinema e la tessera della videoteca. Il tizio del cinema a fine proiezione lo trova, chiama il tizio della videoteca, che chiama la tizia che corrisponde a mia mamma, che s'incazza perché pensa che faccia sega all'uni, col gatto che mangiò il topo, che al mercato mio padre comprò, e la mamma che Dicerctor's cazziò.
2002 - Spider, di David Cronenberg.
La Director's quando vuole sa essere cinica, specialmente per quanto riguarda le uscite natalizie. Quando è Natale infatti escono sempre o i cinemerdoni con De Sica e Boldi, o i film di animazione. Per distinguersi dalla massa, la Director's sceglie in genere un film natalizio a hoc: drammoni,  film sul razzismo (Crash), sulla mala di Boston (The Departed), o film dove si inchiappettano la Kidman (Dogville). Per festeggiare degnamente il Natale del 2002, la Director's sceglie Spider di David Cronenberg, dove Ralph Fiennes è fuori di cozza perché da bambino aveva accoppato la mamma perché pensa che sia l'amante del babbo. Ops, spoiler, ma a Natale la Director's è peggio del Grinch. Merry Christmas!
2003- La meglio gioventù, di Marco Tullio Giordana.
Nel 2003 la Director's ci da dentro di bbrutto con gli esami all'università. In estate poi si mette a farne due contemporaneamente (e per chi faceva il vecchio ordinamento era una simpatica mazzata), e l'ultimo esame della sessione era il 29 luglio (fine luglio sicuro). Potevamo almeno sostenerlo all'Idroscalo, così ci rinfrescavamo un po'. Io in genere non mangiavo mai finché non finivo l'esame, ma non so perché, sarà che il primo pomeriggio e non mi avevano ancora chiamata, vado a predermi una focaccina con le olive al barettino davanti l'uni. Roba leggerina. Con il caldo poi. Potere dell'abbiocco post-pranzo, vieni a me! Nuoooooo. Ero talmente abbioccata che mi giocai il 30 per una domanda sull'Angelo Beolco detto il Ruzzante, e sì che mi ero premunita vedendo la Vaccària, un'opera teatrale del 1500 in dialetto padovano. A parte la parola "cancaro", il dialetto lo capivo poco niente, e infatti avevo toppato la risposta. Comunque, mi porto in saccoccia un 29 e per festeggiare, oltre a quei due-tre giorni di pausa (mi aspettava un'estate all'insegna della storia contemporanea e dell'Olocausto, voluto da me tra l'altro, yuppi-du) mi sparo in doppietta al cinema Anteo La meglio gioventù, di uno dei pochi film belli del panorama italiano da qui a dieci anni, e ben recitato oltre al bravo Luigi Lo Cascio, anche da Alessio Boni. Che è bono.
2004 - Il ritorno di Cagliostro, di Ciprì e Maresco.
La Statale di Milano ha tre o quattro succursali e per una balla e l'altra me le  provo tutte. Ho studiato lettere, ma prima che venisse introdotta beni culturali, c'era il primo biennio su letteratura, filosofia, storia etc, mentre per il secondo bienno, si poteva scegliere se fare filologia, o un indirizzo artistico. Io scelgo storia e critica delle arti, che conteneva il ben di Dio: storia dell'arte, storia della musica, drammaturgia musicale, storia del teatro e soprattutto storia e critica del cinema. Ma prima che finissi per fare una tesi storico-cinematografica, avevo seguito i corsi di storia del teatro francese (du' palle) e inglese (bello) ed ero finita in piazza Sant'Alessandro, proprio a due passi dalla FNAC, e soprattutto a due passi dal cinema Centrale. Così non dovevo neanche fare tanta strada. E avendo orari simili ai corsi del 2001, cazzeggio moment: è buono qui, ed è buono lì, come il the Star. Così  vado a spararmi Il ritorno di Cagliostro, film recitato in siciliano dove c'è l'attore di Nightmare e che mi fa ridere per una settimana. Quanto le palle grandi grandi di un cane piccolo piccolo  visto un dì mentre andavo a lezione. Sto ridendo anche adesso, mentre lo sto scrivendo. Sono una cazzona che spara cazzate grandi quanto le palle di quel cane. Ahhaaha.
2005 - Ogni cosa è illuminata, di Liev Schieber
A me Il signore degli anelli non è che mi piaccia un granché. Per me Jackson ha sfornato chicche come Splatters, film che ancora oggi mi fa venire i conati di vomito guardando la mamma zombie che si pappa il suo orecchio caduto nel budino alla crema. Minkia che sbocco. Minkia che ridere. In più Frodo mi sta un pochino sulle balle. Elijah Wood in quel film mi sembrava sempre fatto, con quei occhi appalla, era più bellino da piccolo, quando recitava ne L'innocenza del diavolo. Poi un giorno Liev Schieber, il Cotton Weary della Scream Trilogy si scopre un bravo regista, gira quel gioiellino di Ogni cosa è illuminata, ingaggia Wood, gli fa mettere gli occhiali e sembra meno fatto. Ma il piatto forte è Eugene Hutz, lo sciroccato leader dei Gogol Bordello. La Director's scopre un nuovo gruppo e compra Gipsy Punk sperando di fare colpo sul commesso del Disco Stores della sua città. Non l'ha rimorchiato, ma  in compenso ha scoperto una ficata di gruppo musicale, un romanzo interessante e un bellissimo film. 
2006 - Marie Antoinette, di Sofia Coppola.
Non fate perdere l'inizio di un film alla Director's che s'incazza di brutto. Avete presente Manhattan, dove Woody Allen e Diane Keaton vanno a vedere un film, solo che lui al di là che vuole spararsi Bergman per la 100esmi volta, odia perdere l'inizio e non lo vuole più vedere? Ecco, io sono peggio. Se già mi perdo i titoli di coda, già non lo voglio vedere, o se lo vede le girano i cocones a mille. Come è accaduto durante la visione di Marie Antoinette al Centrale di Milano. Vado a vederlo con i miei amici e per raccattare la fidanzata stordita del mio amico ci perdiamo l'inizio, e ci becchiamo i posti davanti, zona più demmerda per vedere un film al cinema. In più qualche mese dopo si sono mollati. Potevi mollarla prima, tanto era una rincoglionita! E non avrei perso l'inizio della Maria Antonietta. Dai non si fa, così non mi godo il film. E ora ripetete con me: mai far perdere l'inizio di un film alla Director's, mai far perdere l'inizio di un film alla Director's, mai...
2007 - Persepolis, di Marjane Satrapi.
Se fino al 1995 un film della fottuta Disney se lo guardava, nel 1996 la Director's preferisce i film per vecchi e i cartoni della Disney non li caga più. Poi però c'è questo piccolo film di una scrittrice-regista-fumettista iraniana con due palle quadrate così e la Director's non si lascia sfuggire Persepolis. Anche perché in questo modo si fa un'idea dell'Iran ai tempi della rivoluzione. La Director's mica c'era ai tempi della rivoluzione siriana. E a volte un film è meglio di un libro di storia, e in questo caso un film di animazione. E chi l'ha detto che i film di animazione sono solo per bambini? A parte che io Pollon combina guai me lo vedo ancora.  Ehmbé? Non mi dite che se fate zapping e vi capita Holly e Benji non ve lo vedete! Sé sé, tutti a prendere per il culo la Director's e poi tutti a tifare per Mark Lenders.
Sembra talco ma non è, serve a darti l'allegria! Se lo mangi o lo respiri, ti da subito l'allegria!!!
2008 - Gran Torino. di Clint Eastwood.
 -Director's ma non ti vergogni?
- Vergognarmi de' che?
-Sei una bloggher cinefila e non hai mai visto un film del Clint al cinema!
-Ma ne ho visti di film del buon Clint. Io adoro Clint.
- Ma mai al cinema!
- Mi sa che c'hai raggione.
Director's si cosparge il capo di cenere e rimedia all'onta vedendo al cinema Apollo di Milano un Clint Eastwood sanguigno e potente e quale Gran Torino.
-Ecco, ne ho visto uno, contenti?
-Sì, siamo contenti, brava Director's.
-Grazie! Ma ho vinto qualche cosa?
-Un pacchetto di Fonzie!
- Ma se non mi lecco le dita, godo solo a metà?
2009- Moon, di Duncan Jones.
La mia parabola musicale è stata parecchio strana. Director's cazzo ce ne, qui si parla di film. Momento, ora ci arrivo. Dunque, durante la pubertà mia sorella mi faceva du' palle così con gli U2, e in più le avevo dato metà della mia (misera) paghetta per comprare  Zooropa (ficata di disco, però Bono e soci dovevano piantarla lì), promettendomi che mi avrebbe finanziato Black Tie, Withe Noise di David Bowie. E me l'ha messa in quel posto. Sta' stronza. Così abbandonai il duca bianco per le boy band come i Take That. Ma ovviamente dovevo fare l'alternativa, e se tutti sbavavano per Robbie (madò quanto è inchiattato adesso), a me piaceva Jason, quello con il pizzetto che non si filava nessuno. Poi Jason cambia acconciatura e non mi piace più. Complice la "Darkettona", una compagna di scuola, guarisce dalle boy band e si spara il cross over dei Rage Agaist the Machine, il post grunge dei Stone Temple Pilots e anche i Red Hot Chili Peppers. Quando Jack Frusciante era uscito dal gruppo. E al suo posto c'era Dave Navarro, che sprizzava sesso da tutti pori. La mia prima ormonella adolescenziale. Poi si iscrive al liceo artistico, dove girava il Brit-pop che fa molto alternative, scopre l'hip-hop con i Beastie Boys, e riscopre David Bowie. E per Natale mia sorella mi regala il suo best of. Ma rimane pur sempre una stronza. E una volta diventata grande (ma con l'animo da fanciullina), scopre che il Duca Bianco ha un figlio, Zowie Bowie che saggiamente ha cambiato nome in Duncan Jones, che crea un piccolo gioiellino sci-fi come Moon, recuperato al cinema Centrale di Milano. E così, nel 2010, Moon divenne la mia prima recensione di Director's cult.
2010 - Giustizia privata - di F. Gary Gray.
Io in genere i film li scelgo accuratamente, ma quando vai in compagnia del tuo boy, non puoi mica fare la choosy. Così mi becco Giustizia privata, un film veramente demmerda. Madò, questo è il film più demmerda che abbia mai visto al cinema. Per di più ho dovuto sorbirmi sta' scacazzata pure al cinema di Cerrobyl, cinema che mi sta abbastanza sulle palle. Va bene che l'avevo portato a vedere Io sono l'amore (mi assicura che gli è piaciuto, neh) ma essere punite così no, eccheccavolo. Per di più con una roba orrida e iper violenta come Giustizia Privata. Darling, la tua fidanzata avrà pure un caratteraccio, però tiene l'animo delicato e fine. Soprattutto quest'ultimo aspetto. Ecchecazzo. E sì che da ciofane mi sparavo i film polizieschi dell'ispettore Callaghan, pure quelli der Monnezza, e anche quello che faceva il giustiziere della notte, ma quest'ultimo mi faceva un pochino cacare. Ma mai quanto questo film. Roba che volevo vedermi Dumbo per riprendermi da una roba così orrida. Avrei pure rivisto i 4 cuccioli da salvare, sarei andata nella giungla per ripescare il cane Benji, piuttosto che vedere sta' fezza. E lì ho capito che quando andavo al cinema con il mio boy, i film li dovevo scegliere io.
2011 - One Day, di Lone Scherfig.
Nel settembre del 2011 stanca del bel paese (bello un cazzo) decide di fuggire all'estero e si trasferisce a Londra. In realtà mi ispirava di più la Spagna con la sua paella e la siesta, ma, al di là del fatto che tra un po' era messa peggio del nostro paese con chiù pilù pì tutti, e una conoscenza elementare dello spagnolo studianto un trimestre all'uni, ho dovuto rinunciare. Hasta la vista Espana. Avendo una conoscenza migliore dell'inglese sceglie di vivere nella città di her Majesty: Londra. E' amore a prima vista, ma i ritmi frenetici ed esaltanti della città mi lasciano lontana da un cinema per un po'. Troppo lavoro e niente divertimento rincretiniscono la Director's. Ma un giorno riassetta i pochi neuroni attivi e decide di andare al cinema Odeon di Leicester's Square per recuperare un film che mi ispirava parecchio, One Day con la Hathaway, che interpreta Emma Morley, una laureata in lettere un po' sfigata. Esattamente come me. Sperem di non fare la sua fine. Momento che mi tocco la zinna per togliermi la sfiga, non si sa mai... 
2012 - Killer Joe, di William Friedkin.
La Director's ama Londra, ma una botta di sfiga la manda in crisi. Il fidanzato lontano, lo sfratto, l'idea di cambiare lavoro, così va in tilt. E ritorna all'ovile in Italia. Ma in Italia la Director's non ce la fa che a ottobre 2013 fugge di nuovo. Bye bye Shitaly. Ma prima di andare via, decide di andare in un cinema di Leicester's Square, l'Empire a vedere, o meglio a recuperare, Killer Joe. E scopre che Matthew McConaughey sa recitare, e si lava l'onta di aver recitato con Jennifer Lopez. E per un po' non ha mangiato pollo. Anche perché in teoria i pompini si sperimentano sui cetrioli, ma evidentemente al killer Joe piace farlo strano.
E ora, ricapitoliamo:
1980 - The Blues Brothers, di John Landis
1981 - La signora della porta accanto, di François Truffaut.
1982 - Veronika Voss, di Rainer Werner Fassbinder.
1983 - Scarface, di Brian De Palma.
1984 - Non c'è due senza quattro, di E.B. Clucher.
1985 - Camera con vista, di James Ivory
1986 - Corto circuito, di John Badham
1987 - 4 cuccioli da salvare, di Joe Camp.
1988 - Moonwalker, di Jim Blashfield, Jerry Kramer, Colin Chilvers
1989 - La sirenetta, di Alan Menken
1990 - Cuore selvaggio, di David Lynch
1991 - Edoardo II, di Derek Jarman.
1992 - Batman-il ritorno, di Tim Burton.
1993 - La bella e la bestia, di Alan Menken
1994 - Pulp Fiction, di Quentin Tarantino.
1995 - Da morire, di Gus Van Sant
1996 - Ritratto di signora, di Jane Campion.
1997 - Jackie Brown, di Quentin Tarantino.
1998 - The Truman Show, di Peter Weir.
1999 - American History X, di Tony Kaye.
2000 - American Psycho, di Mary Harron.
2001 - La maledizione dello scorpione di giada, di Woody Allen.
2002 - Spider, di David Cronenberg.
2003 - La meglio gioventù, di Marco Tullio Giordana.
2004 - Il ritorno di Cagliostro, di Ciprì e Maresco.
2005 - Ogni cosa è illuminata, di Liev Scheiber.
2006 - Marie Antoinette, di Sofia Coppola.
2007 - Persepolis, di Marjane Satrapi.
2008 - Gran Torino, di Clint Eastwood.
2009 - Moon, di Duncan Jones.
2010 - Giustizia privata, di F. Gary Gray (vincitore del Monnezza Award).
2011 - One Day, di Lone Scherfing.
2012 - Killer Joe, di William Friedkin.

E la carrellata di film con annessi aneddoti sciroccati finisce qua. Lunga vita al cinema, che accompagna ogni buon cinefilo che si rispetti nel mezzo del cammin della propria vita.

giovedì 26 settembre 2013

GIOCO: I film della mia vita - Parte II

Director's cult ci tiene a raccontare i fatti salienti della sua vita, e continua la sua carrellata di film che ha visto al cinema (dal 1992 in poi), farciti con aneddoti scritti sul filo di monnezza style. 
Immaginate ancora il vichingo del Cornetto Algida che urla "E STI CAZZI!!!".
Il tutto verrà servito con un tono media monnezza, viaggiando sul filo dell'amarcord, senza smentirsi, perché è pur sempre Director's che scrive!

1990 - Cuore Selvaggio, di David Lynch.
Se Director's avesse avuto 17 anni e fosse vissuta in un posto con il cinema, avrebbe visto Cuore selvaggio di David Lynch, colui che fece il miracolo di trasformare Nicolas Cage in un figo e in un attore che sa recitare. Invece Director's di anni ne aveva 10, se la faceva sotto dalla paura quando vedeva il Bob di Twin Peaks alla tele, e viveva nella cittadina dove il Cinema Nuovo era chiuso. Lampu mu' ti spara ì facirìa fuma. Vecchio proverbio di un saggio calabrese. Cuore selvaggio l'ha visto in VHS, e non fa parte della sua collezione perché quella stronza di sua sorella l'aveva registrato e non sa per quale cappero di motivo l'aveva cancellato. E non l'hanno più trasmesso alla tivvù. Kimmu ti ven'i na' sciorta. Altro detto di un maestro zen calabro.

1991 - Edoardo II, di Derek Jarman
Votata alla missione di distruggersi i neuroni durante il fior fiore dell'adolescenza, la Director's scopre la sua lampada di Aladino: Fuori orario. Cambia il canale su Rai 3 e ogni tuo desiderio verrà esaudito. Anche quello di vedere film che a 11 anni non potevi vedere, a 16/17 neanche,  però a quell'età li vedevi lo stesso. Un giorno scopre questa storia d'amore e morte firmata Derek Jarman, e lì capì di amare la cultura camp e di avere un'anima frociarola anche se frociarola non ero, come dice il mio amico se ti piace l'ultima di Lady Gaga. Applause. E questo Edoardo II, lo trovai così romantico! E Derek Jarman fu un gran fico, quasi quanto il gay pride del 2009, dove ho cantato Easy Lady di Ivana Spagna e Occhi di gatto con un transgender che ci faceva tipo il karaoke, mentre soffiavo in un fischietto come una cogliona.

1992 - Batman- Il ritorno, di Tim Burton
La Director's dopo tre anni in Calab(b)ria ritorna in quel di Legnano. Me' car Légnan. Me' car Legnan un par di bàl. Perché aveva 5 cinema e ora ne ha 1 e mezzo. Abitavo in centro e le sale le avevo vicine vicinie perché mi volevano bene: erano il Cinema teatro Galleria, Il Mignon, il Legnano e il Ratti, quello vicino all'asilo, che grazie a Dio di lì a poco avrebbe chiuso. Il Golden era a inculandia e non ci andavo quasi mai. La Director's era ancora ciòfane per una vita sociale autonoma, o almeno per averne una, così reggeva il moccolo a sua sorella, che ha un paio di anni in più. E per festeggiare il ritorno alla cittadina, vado con la sorella a vedere Batman - Il ritorno, insieme all'amichetto del piano di sotto della vecchia casa dove abitava prima, che fa gli anni il mio stesso giorno e che una volta mi aveva "fracassato" la patata sferrandomi un colpo con una clava gonfiabile. Così si festeggia!

1993 - La bella e la bestia, di Ron Menken.
La Director's decide di fare pace con la Disney e va a vedere un film di animazione che diventerà uno dei suoi preferiti: La bella e la bestia. Questo è l'unico film che ho visto in compagnia del mio babbo, e in più ero doppiamente felice perché oltre a vederlo con lui (che se la ronfava, ma fa niente)  l'avevo visto di sabato pomeriggio e avevo saltato il catechismo.  Don Giustino era simpatico, ma quanto mi stava sulle palle andare in quel lager-oratorio, con tutte quelle snob gnegné con la loro cazzo di Mandarina Duck!

1994 - Pulp Fiction, di Quentin Tarantino.
Questo film mi ha fatto capire che la censura il più delle volte non serve a un cazzo.
In realtà questo film la Director's non lo poteva vedere, perché aveva 14 anni e il film l'avevano vietato ai minori di 18. Ma un pomeriggio, io e le amichette mie, complice la VHS (rippata? Comprata? Boh!) dello zio dell'amichetta sua, si spara con loro il film non censurato. L'ho potuto vedere solo l'anno dopo, censurato, ma tanto l'avevo già visto integrale e non ho mai fatto saltare le cervella a nessuno. Oh, a me la scena in cui Travolta spappola la testa all'ostaggio mi ha fatto morire dal ridere. E la scena incriminata, ovvero Vincent Vega che si spara un po' di eroina in endovena, non mi aveva turbata un granché. Mai avuto la necessità di bucarmi, già mi facevo di film e tanto mi bastava. Dunque, perché la censura non serve a una beneamata minkia? Perché un dì, in seconda liceo, la Director's prende il bus per andare a scuola, e si becca uno intento a farsi una pera. Vera. La cosa, ammetto, mi turbò molto, cosa che non provai nel vedere quella gran ficata di film che è Pulp Fiction. E lì, alla fermata del bus, non ci fu nessuna censura che mi evitò un tale turbamento.

1995 - Da morire, di Gus Van Sant.
La Director's lovva i film indipendenti e non vuole perdersi la primizia offerta dal solito cinema Ratti. Praticamente la Director's va sempre lì, e se avessero fatto una tessera punti, avrebbe scroccato film aggratis per un anno. La Director's ci andava così tanto al Ratti che avrebbe potuto mettere via i soldi per il mutuo a soli 15 anni. Scopre di essere fan di Nicole Kidman, prima del botulino e delle labbra canottose, quando era ancora chiamata la signora Cruise. Con Da morire, Tom Cruise divenne il signor Kidman e Gus Van Sant inconsapevolmente creò l'antesignata cinica, trash, ma figa delle conduttrici tivvù. Barbara D'urso ha un debito nei suoi confronti. Anche se non è figa come Suzanne Stone. Infatti è solo trash,.

1996 - Ritratto di signora, di Jane Campion.
Director's si disciula un po' e si fa furba. In che senso? Comincia a farsi le canne? Ma no, capisce che se vuole vedersi i film che le interessano, deve andare da sola per i cacchi sua. Che triste andare a vedere i film da soli, buuuuuu. Che due cojoni perderti un film che ti piace perché non se lo fila nessuno, uuuuuuuuuh. Senza che la mamma lo sappia però, sennò fa la ramanzina dove al cinema ci stanno i maniaci che ti toccano le cosce mentre vedi il film. Così la Director's inventava le balle che le amichette l'aspettavano davanti al cinema e invece non era vero un piffero. Minkia, quanta fubbizzia. Alla faccia di Brave-ribelle, tiè. Il primo film che va a vedere da sola, sempre al Ratti, è Ritratto di signora ed è l'unica ragazza in mezzo alle sciure e ai vecchietti. Che non le hanno toccato le cosce. Così la Director's scopre che le piacciono i film da vecchi.

1997 - Jackie Brown, di Quentin Tarantino
Manca meno di un anno che la Director's sta per entrare nel mondo dei maggiorenni. Un danno in più in cabina elettorale e un altro sulla strada. (alla fine ha appeso il volante al chiodo, troppi rincoglioniti per strada, me inclusa se mi fossi ostinata a guidare). E finalmente potrà vedere quel cazzo che le pare. Anche se lo faceva già prima. Così finalmente può vedersi in santa pace un film di Tarantino, che, per ironia della sorte, non lo vietano più ai minori di 18. Però diventerà un pezzo della sua futura tesi di laurea sulla Blaxploitation, dove c'è la Pam Grier che era una fica pazzesca in Coffy e Forxy Brown, cui lo zio Quentin la omaggia con il suo film. Alla faccia dell'ateneo di Milano, che i film di Tarantino il prof. di cinema non se l'inculava, e nessuno faceva una tesi su di lui. Io invece sì e me la tiro. Perché io la tesi l'ho fatta con il prof di storia a cui piaceva il cinema. Gnegnegne. Io ho analizzato Jackie Brown e tu no-o. Gnegnegne. Faccia di serpente, non mi hai fatto niente, faccia di maiale,  non mi hai fatto male. Tiè.

1998 - The Truman Show, di Peter Weir.
Al liceo scopro che non sono l'unica nerd. O meglio, ero l'unica nerd della mia classe, prima che la mia sezione si fondesse con un'altra dove c'era una che aveva i capelli così unti da far diventare il mio cespo crespo e mafaldigno un'acconciatura gnugna degna di Frank Provost. Così insieme alla mia cricca conosciuta al di fuori della mia sezione, eravamo andati al cinema Galleria a vedere una bella prova di Jim Carrey in questo film che sa tanto di Grande Fratello. Programma che mi fa cacare più dell'Activia pubblicizzato da quella stitica della Marcuzzi.

1999 - American History X, di Tony Kaye.
E' ufficiale, la Director's è maggiorenne ormai da un anno. Peccato che con il suo faccino da bimba e i capelli mafaldosi, in pochi le credono. Così quando la stagione cinematografica inizia, va al cinema Legnano per vedere American History X che è vietato ai minori di 18. Director's che te frega, vai e veditelo! Infatti va e se lo vede. Però, per accortezza, mostra la carta di identità: peccato che alla tizia della biglietteria le freghi poco o niente.  Alla Director's invece fregava della grande performance di Edward Norton, con quei occhi spiritati e il sorriso beffardo al momento del suo arresto. Oscar mancato. Ma è notorio che l'Academy non capisce un cazzo.
2000 - American Psycho, di Mary Harron.
Come vedere un film e impazzire dalla voglia di vederne un altro. Una sera vado con le amichette mie a vedere Hannibal. A noi ragazzuole ci piacciono i film leggerini, che ve lo dico a fare. Se non erro andiamo al cinema Golden, e mentre aspettavo l'inizio del film, erano partiti i trailer e lì ho avuto la folgorazione: Christian Bale nei panni di Patrick Bateman. Mi ispirava un sesso pazzesco, e mentre vedevo Hannibal, pensavo a Bale che saltava la corda in mutande. Madò, tanta roba. Arrivai persino a comprare quella cacata di Cosmopolitan pur di leggere una sua intervista. Praticamente all'età di 20 anni ho avuto la mia versione di Leonardo Di Caprio che tanto piaceva alle ragazzelle per colpa di Titanic. Io invece gli preferivo Cary Grant. Ma con il nuovo millennio, impazzisco per la carne fresca e pur di vedere American Psycho, vado al cinema di Cerrobyl, a Cerro Maggiore, il nuovo devastante multisala che ha fatto chiudere i cinema di Legnano. Ovviamente con le sue amichette dai gusti delicati quanto quelli della svitata bloggher.
Fine seconda parte.
Evvai, yu-uuuuuuuuuuuh!

mercoledì 25 settembre 2013

GIOCO: I film della mia vita - Parte I



Il 19 settembre il blog Il cinema spiccio di Frank Manila ha spento tre candeline. Come regalo di compleanno ha voluto una lista dei film che partono dalla data di nascita dei bloggher che lo seguono, mettendo i film che hanno colpito  maggiormente e sono entrati  nei cuoricini di noi amanti della settima arte.
Director's cult ha visto (come tutti i cinefili che scrivono di cinema) una marea di film, di cui 356 solo al cinema. Il resto li ha noleggiati, comprati, visti da sola o in compagnia, li ha collezionati, li ha studiati.
Un determinato film ha accompagnato un preciso momento della vita della blogger (sì, fimmina è), che quest'anno è arrivata all'età di Gesù Cristo. Infatti la movie list parte dal 1980, anno della sua nascita.
Dunque, arrivamo al gioco, ma a modo mio: per evitare che compili una lista lacrime e sangue lasciando in giro cadaveri eccellenti, cambio un pochino le regole del gioco e scrivo un amarcord dei film che ho visto al cinema più o meno dal 1987 al 2012, e che sono legati a un momento della mia vita, mentre gli anni mancanti, sono film che sono legati a un momento fichissimo (seeeeee, come no) della mia existenZ.
Immaginatevi ora il vichingo del Cornetto Algida che urla "E CHISSENE FREGA!!!".
La lista la divido in 3 parti, manco fosse la trilogia del Padrino, causa una marea di stronzate che ci ficco dentro.
P.S. la scelta di alcuni film sono discutibili, (anzi, alcuni probabilmente fanno pure cacare) non saranno fighi quanto quelli scelti da voi. E stìca. Il tutto verrà servito con un linguaggio @monnezza style, pastrugnando allegramente tra la prima (io, la blogger femmina) e la terza persona (la Director's).
1980 - The Blues Brothers, di John Landis.
Nasce la Director's, quando Jolie Jack ed Elwood Blue erano in missione per conto di Dio e della Pinguina.
1981 - La signora della porta accanto, di François Truffaut
Ah, Truffaut Truffaut. Al liceo le mie compagnucce si sparavano il Titanic e i film catastrofici, io invece da brava nerd mi sparavo i film francesi, come quelli di François Truffaut. Non ho avuto un'adolescenza normale. Adoravo Truffaut e la TMC di un secolo fa li trasmetteva sempre. Tra i miei preferiti di Truffaut vi erano (e sono tutt'ora) La sposa in nero, Effetto notte, Baci rubati, praticamente quasi tutti, ma se fossi stata una ragazza (normale o giù di lì) sui 17-18 anni nel 1981, sarei andata a vedere La signora della porta accanto, con un Depardieu ancora magro e ancora francese. Se fossi stata normale invece mi sarei sciolta in brodo di giuggiole il biondo Jack e quella rossa de cabei golosa di osei di Rose. Contenta Rose...Ma anche no.

1982 - Veronika Voss, di Rainer Werner Fassbinder.
La Director's ragazzina (famo verso i 15 anni) scopre la passione per il cinema e comincia, durante gli anni del liceo, a fagocitare l'impossibile, cominciando a crearsi la sua bella videoteca personale. E ovviamente i film che voleva li programmavano di notte.  Da brava stordita arrivava a puntare la sveglia di notte, accendeva la tivvù togliendo l'audio, registrava e se ne tornava a nanna. Chissà come mai la mattina faceva fatica ad alzarsi. Con questa tecnica da scienziata, la Director's si è bruciata un centinaio di neuroni. Adesso sapete perché scrive così. Dunque, la bulimia cinematografica non le faceva risparmiare niente, forse solo i film di Satyajit Ray con i suoi anni di Apu , ma guardava quelli di Fassbinder, anche se non ci capiva un cazzo. Poi la Director's cresce (male), studia la storia del cinema, e  non caga più i film di Fassbinder. Logico, no? Però un giorno, in un determinato momento, di un preciso mese di qualche anno fa, noleggia un film alla biblioteca, Veronika Voss, e capisce che c'è una sottile linea tra Fassbinder e i melò di Douglas Sirk. Brava Directo'rs, hai vinto un mappamondo!

1983 - Scarface, di Brian De Palma.
Il "famoso" cinema Ratti era a due passi dall'asilo che frequentavo, divenuto parte integrante della mia vita sociale e formativa a partire dal settembre del 1983. Il primo anno fu terrificante, I compagnucci mi corcavano di pizzicotti, spintoni, e ovviamente nessuno mi cagava di striscio, tranne che per pizzicotti e spintoni. Così sbomballai i marroni alla mia mamma pur di non andarci. La mamma fessa non era, così mi portava, io frignavo, mi faceva fare un giro illudendomi di andare a casa, mi comprava pure i fumetti anche se non li sapevo leggere, poi mi riportava all'asilo. Mi sa che usò pure la corruzione facendomi assaggiare un Pocket Coffee pur di spedirmi in quel luogo malefico. Mancavano solo due anni di "detenzione", ma la piccola Director's non sapeva che sarebbe finita in un luogo peggiore: le scuole elementari Edmondo De Amicis. Mi sa che era meglio se mi portava al cinema, magari a vedere un bel film come Scarface. La Director's però era troppo piccina per vedersi Tony Montana che faceva la sua diligente scalata come boss della droga e si spupazzava Michelle Pfeiffer. E Al Pacino in questo film oltre ad avere un sacco di grana è pure gnugno.

1984 - Non c'è due senza quattro, di E.B. Clucher.
La Director's tiene o' cuore pane e salame. Se sei nato negli anni Ottanta, gli anni dei Sofficini, di Snoopy e della Milano da bere, non puoi non aver visto un film di Bud Spencer e Terence Hill alla tivvù.  Il mio babbo li guardava sempre e, finché non crollavo dal sonno, anche io. Ricordo che da bambina uno dei miei preferiti era Non c'è due senza quattro, e ricordo (più o meno) che il giorno dopo ne parlavo con i miei compagnetti alla mensa. Anche perché in questo modo la sbobba offerta dalla scuola era più facile da mandare giù.

1985 - Camera con vista, di James Ivory
La Director's durante gli anni del liceo era un po' slavatina. Parecchio. Robba bbrutta. La scarsa conoscenza delle maschere idratanti fecero in modo che sfoggiasse una capigliatura degna di Mafalda, la protagosta dei fumetti di Quino, la bimba con la zazzera assassina. Come il capello della suddetta cinefila. Ma oltre alla capigliatura orrida, sfoggiava anche un certo pelo selvaggio sulle sopracciglia, roba che Elio e le storie tese provava invidia. Ma un giorno ebbe una rivelazione e fece amicizia con un oggetto: la pinzetta. Ma come si illuminò/d'immenso?  tra i vari film anomali che si sparava, vi era Camera con vista. Durante la visione notò, oltre al pisello di Julian Sands, anche che Helena Bonham Carter fu portatrice (poco) sana di un paio di cazzo di sopracciglia allucinanti. Finito il film, la Director's si guardò allo specchio e con orrore misto a stupore, si accorse che anche le sue erano  uguali a quelle della moglie di Tim Burton. Così strinse amicizia con la pinzetta. E divenne meno slavatina.

1986 - Corto Circuito, di John Badham
L'unica cosa che mi piaceva di quella cazzo di scuola elementare costruita durante il fascismo, rea di aver assunto una maestra vacca-nazista-zoccola-e-troia, erano i biglietti per il cinema che ci regalavano per vedere un film il giorno della Befana, la festa dedicata a quella mignotta maledetta della mia maestra. Baldracca. E bagascia. E pure cagna maledetta. Uno di questi fu il simpatico Corto circuito, e so che dentro di me volevo un amichetto come Johnny 5. La mamma portava me e mia sorella al cinema Legnano, e ci regalavano anche un giocattolo. Che ficata. Ricordo (più o meno, più si va avanti nella vecchiaia e più i ricordi sono un pochino falsati) che mi regalarono una piccola cinepresa con la cassetta dell'Ape Maia, che facevo praticamente vomitare perché giravo la manovella come una forsennata facendo schiattare l'apina che si muoveva veloce veloce, e non paga le facevo fare pure il film al contrario.

1987 - 4 cuccioli da salvare, di Joe Camp.
La Disney è una fottuta associazione a delinquere. Prima di sfornare piccoli mostri come Zac Efron e Miley Cyrus, la casa di Topolino ha traumatizzato generazioni di infanti con film di animazione e non. Non è scampata neanche Director's che si è traumatizzata vedendo la storia del cane Benji che viene perso in una giungla (ma portarlo in un parco no???), e si ritrova a fare da genitore surrogato a 4 cuccioli di ghepardi la cui mamma è stata accoppata. Olè. La mia mamma accompagnò me, mia sorella e la sua amica futura madre di due Omen al cinema Ratti, abbandonandomi al mio triste destino. Sto' cane alla fine viene ritrovato, ma l'animale è diviso tra il confort del Ciappy per pranzo e la sua nuova veste di genitore adottivo, con tanto di cuccioli che capiscono di essere da lì a poco abbandonati per una scatoletta di cibo. I fetenti felini pur di non farsi abbandonare gli fanno gli occhioni. Maledetti. La mamma ci raccattò dal cinema, e ricordo di essere uscita dal cinema ammutolita,  con le lacrime a stento trattenute. #DisneyFuckU.

1988 - Moonwalker, di Jim Blashfield, Jerry Kramer, Colin Chilvers.
Ogni sabato Director's e sua sorella vedevano un programma alla tivì che si chiamava Musica è (non lo trovo su Google, chissà se esiste veramente, ahahahah). Oltre alla musica, parlavano anche di cinema e facevano vedere i backstage della pubblicità e la piccola Director's scoprì che il bambino del ciri-ciri-pì Kodak in realtà non era un bambino, ma un signore affetto da nanismo. Al di là della grande scoperta (dell'acqua calda), in quel programma andava alla grande Michael Jackson, che debuttò al cinema con Moonwalker. In realtà il film non è un granché, ma questo fu il primo evento cinematografico che non doveva assolutamente perdere, arrivando a sviluppare in seguito quella fisima del tipo "oddio questo film lo devo assolutamente vedere!!!".

1989 - La sirenetta
Nel 1989 la Director's si trasferisce da Legnano a Nicotera, piccola cittadina della Calab(b)ria. E lì non c'era il cinema. O meglio, c'era, ma era chiuso. Si chiamava pure Cinema Nuovo. Bella presa per il culo. Terremoto e trag(g)edia e pure ir'd'i'Dio. Quell'anno uscì La sirenetta, e la piccola Director's voleva talmente vederlo per ascoltare la voce di Ariel, che era così bella e così intonata, ma nisba, niente cinema. Per la legge del contrappasso, quel film che voleva vedere in modo così sbomballante, finì anni dopo per sorbirselo fino alla nausea facendo da baby-sitter a un bimba che voleva solo vedere La sirenetta. Roba da girone infernale dantesco.

Fine prima parte.

Alééééééééééééééé-Ooooooooo-Alééééééééééééé-Oooooooooooooooo!!!






martedì 24 settembre 2013

VIDEO REVIEW: Freedom '90

 
 
Titolo: Freedom '90
USA, 1990
Cantante: George Michael.
Guest Stars: Naomi Campbell, Linda Evangelista, Cindy Crawford, Tatiana Patiz e Christy Turlington.
Regia: David Fincher
Durata: 06'36''
 
 
Welcome to the house of models. George Michael ospita in una villa Naomi Campbell, Linda Evangelista, Cindy Crawford, Tatiana Patiz e Christy Turlington,  ma il padrone di casa non c'è. Non vuole farsi vedere. Ma solo farsi ascoltare.
Linda Evangelista accende l'impianto hi-fi e comincia a cantare. Naomi Campbell ascolta la canzone di Michael con le cuffie e canta anche lei. Così le altre, tra un bagno bollente, una passeggiata tra le stanze semi vuote e una sigaretta fumata distesa sul letto.
Freedom '90 di George Michael è il manifesto del cantante americano contro lo showbusiness e la sua immagine di macho espressa con Faith, la hit che fa traino al suo precedente album di successo.
Michael è stanco di questa finzione, questo ruolo da sex simbol gli sta stretto, così decide di delegare il ruolo alle top model che dettarono legge nel mondo della moda durante gli anni Novanta.
Regine delle passerelle e dei giornali, la loro bellezza prorompente, il loro charme e il loro allure le resero delle star della moda e dell'effimero, in un mondo dorato dove è più importante apparire piuttosto che essere.
E George Michael è stanco di apparire come un sex symbol, è stanco di essere considerato solo un belloccio senz'anima, vuole essere considerato un cantante, non una manichino parlante. Così preferisce usare questi splendidi bambole viventi prestando loro la voce.
E al fine di cominciare un percorso alternativo concentrato più sulla musica che sull'immagine, decide di far distruggere gli elementi che lo legavano al passato: il chiodo di pelle, indossato da un sexy George Michael che ancheggiava facendo il verso a Elvis, la chitarra e il juke box.
Diretto da David Fincher che prima di approdare a Hollywood fu un apprezzato regista di videoclip (Jeanie's Got a Gun degli Areosmith, Bad Girl di Madonna), firma un videoclip glamour, sensuale, esaltato sia dalla bellezza delle top model, che dall'eleganza e la raffinatezza di una fotografia il cui tema predominante è il blu, esaltando la sensualità e lo splendore di Naomi e le altre.
Come recita il titolo del suo album, ascolta senza pregiudizi. E liberati dell'immagine che non ti rappresenta, in nome della libertà. Perché come recita il chorus della canzone, spesso l'abito non fa il monaco.

lunedì 23 settembre 2013

FILMOGRAFIA: Ellen Paige






NOME: Ellen Page
ALL'ANAGRAFE: Ellen Philpotts-Page
DATA DI NASCITA: 21/02/1987
LUOGO DI NASCITA: Halifax, Nuova Scozia, Canada
PROFESSIONE: Attrice

ATTRICE:

(2014) X-Men - Giorni di un futuro passato Kitty Pryde/Shadowcat
(2013) The East - Izzy
(2012) To Rome with Love - Monica
(2010) Super - Libby/Boltie
(2010) Inception - Ariadne
(2009) Whip It - Bliss Cavendar
(2008) Smart People - Vanessa Wetherhold
(2007) The Stone Angel - Arlene
(2007) Juno - Juno MacGuff
(2007) The Tracey Fragments - Tracey Berkowitz
(2007) An American Crime - Sylvia Likens
(2006) X-men - Conflitto finale - Kitty Pryde
(2005) Mouth to Mouth - Sherry
(2005) Hard Candy - Hayley Stark
(2004) ReGenesis (Serie Tv) - Lilith Sandstrom
(2004) Wilby Wonderful - Emily Anderson
(2004) I Downloaded a Ghost (Film Tv) - Stella Blackstone
(2003) Love That Boy - Suzanna
(2003) Going for broke - Una vita in gioco - Jennifer
(2003) Homeless to Harvard: The Liz Murray Story - Young Lisa
(2003) Touch & Go - Trish
(2003) Mrs. Ashboro's Cat (Film Tv) - Natalie Merritt
(2002) The Wet Season - Jocelyn
(2002) Marion Bridge - Joanie
(2001-2002) Trailer Park Boys (Serie Tv) - Treena Lahey
(2002) Rideau Hall (Serie Tv) - Helene
(1999) Pit Pony (Serie Tv) - Maggie MacLean
(1997) Pit Pony (Film Tv) - Maggie Maclean

sabato 21 settembre 2013

BILL MURRAY DAY: Hyde Park on Hudson

Oggi è il compleanno di un attore icona del cinema comico e membro ad onore della factory di Wes Anderson: sto parlando di Bill Murray, uno che è andato a caccia di fantasmi (Ghostbusters), bizzarro preside di un college (Rushmore), meterologo costretto a vivere la stessa giornata (Ricomincio da capo) attore in crisi in quel di Tokyo (Lost in Traslation), maestro dei mari sulla scia di Jeacque Costeau (Le avventure acquatiche di Steve Zissou). 
Eclettico e divertente, Bill Murray è sulla cresta dell'onda dagli anni Ottanta, e la cricca dei cinebloggers lo vuole festeggiare. Per l'occasione Director's cult lo celebra con uno dei suoi ultimi film Hyde Park on Hudson, dove interpreta il presidente Franklin Delano Roosvelt. 



Buon Bill Murray Day!






Titolo: Hyde Park on Hudson
Gran Bretagna, 2012
Cast: Bill Murray, Laura Linney, Samuel West.
Sceneggiatura: Richard Nelson.
Durata: 94'

Marzo 1939. Il racconto della storia d'amore tra Franklin Delano Roosevelt (Bill Murray) e la sua lontana cugina Margaret "Daisy" Suckley (Laura Linney), centrata intorno a un weekend  quando re Giorgio VI del Regno Unito (Samuel West) e la regina Elizabeth Bowes-Lyon (Olivia Colman) visitarono lo stato di New York ed il Presidente Roosevelt.
In genere vediamo le alte cariche dello Stato parlare alla nazione con un discorso trasmesso alla TV, leggendo i giornali, o sentendo quei 5 minuti al telegiornale radio.
Però sarebbe interessante sapere cosa c'è dietro il loro lavoro e anche nella vita reale. Perché alla fine, al di là della loro etichetta, sono persone comuni anche loro, no?
Uno dei presidenti americani più amati nel XX secolo fu Franklin Delano Roosvelt. Fu l'unico presidente degli Stati Uniti d'America a essere eletto per quattro mandati, ed entrò di diritto nella storia per aver sollevato le sorti degli USA dalla crisi del 29' essendo il fautore del New Deal (il piano di ricostruzione economico/sociale).
Al di là delle sue imprese politiche, la figura di Roosvelt fu interessante anche dal punto di vista umano, e Hyde Park on Hudson ci svela i retroscena di questo grande politico americano tramite il diario di Margareth Suckley, sua lontana cugina e amante.
Il regista Roger Michell (Notting Hill) si concentra sulla vita privata (molto privata) del presidente, svelando i retroscena di un rapporto amoroso con la cugina Daisy, anche perché viveva un rapporto platonico con la moglie Eleanor (Olivia Williams) e non disdegnava la compagnia femminile.
Grazie a Daisy e la sua prospettiva, Michell entra dalla porta principale della Casa Bianca, mostrando il suo entourage che lavora freneticamente, in netta contrapposizione con la tranquillità dello studio in penombra dove il presidente lavora ogni giorno.
Donna non certo alla moda e bellezza leggermente sfiorita, Daisy esercita sul presidente un fascino e risveglia in lui pulsioni sessuali, complice anche lo splendido paesaggio della tenuta a Hyde Park che affaccia sul fiume Hudson, nello stato di New York.
Ma Franklin Delano Roosvelt è pur sempre il presidente, e dal punto di vista storico la vicenda, ambientata nel 1939, affronta il weekend regale ospitando Re Giorgio VI, padre della futura regina Elisabetta, venuto in America per convincere il presidente a una possibile alleanza contro Hitler.
Due culture differenti, quella inglese e quella americana vengono contrapposte con questo incontro storico, avvenuta nella dimora di Hyde Park, nome tra l'altro del famoso e meraviglioso parco londinese.
Composti e freddi il re e la regina ma dotati di sense of humor (dimostrato durante la cena di gala dove avvengono inspiegabili incidenti con annessi piatti rotti), sicuro, irruente e schiavo del gineceo che ha creato il presidente, entrambi sono due grandi figure politiche che soffrono entrambi di un handicap, re Giorgio VI con la sua balbuzie, il presidente Roosvelt con la sua infermità dovuta ai postumi della poliomielite.
Queste problematiche rafforzano il rapporto interpersonale dei due statisti, dove Roosvelt lascia trasparire la stima nei confronti del re, dimostrandogli attraverso la sua malattia di non lasciarsi travolgere, superando le problematiche. E la scena del dopo cena è la migliore del film, dove la bravura di Bill Murray e Samuel West viene esaltata da questo duetto.
Hyde Park on Hudson è un film che, al di là della bravura degli attori, offre molto e soddisfa poco.
La tematica amorosa (Daisy-Roosvelt), diplomatica (Giorgio VI-Roosvelt) e storica (l'alleanza Gran Bretagna e Stati Uniti), sono disposti come i capitoli di un libro, che una volta "letti" danno l'impressione di avere a che fare con tre distinti racconti che Michell non riesce ad approfondire.
Se lo scopo di questo weekend regale era di mostrare un presidente sia dal punto di vista personale che politico, questi ingredienti vengono amalgamati malamente, e se la prima parte sembra un film con venature romantiche, man mano ci si avvia verso un film storico-politico per poi finire verso il drammatico. E' come se fosse solo un punto di vista di Daisy, che filtra gli eventi dal suo punto di vista incompleto perché ha spiato il presidente dal buco di una serratura,.
Se in teoria lo scopo era far conoscere questo lato inedito del presidente, facendo emergere dopo 60 anni questa amante, paradossalmente è la parte storica a essere più interessante, soprattutto il duetto tra il presidente e il re con la citata scena del dopocena, così come il confronto tra la cultura inglese e quella americana, con il modo stravagante di guidare di Roosvelt e il pic-nic a base di hot dog ed esibizione dei nativi americani (scena curata nei minimi dettagli).
Ne esce un Roosvelt amante delle donne e dei cocktail, mentre la sua grandezza politica lei la percepisce solo dietro una porta chiusa, creando di conseguenza questa frammentarietà di una figura così immensa come quella del presidente americano.
Se i paesaggi della tenuta sono splendidi e la ricostruzione è raffinata e curata, tutta la bravura è sulle spalle dei protagonisti, da un insolito e sempre ottimo Bill Murray in un ruolo a lui inusuale, dove per una volta il grande commediante lascia da parte la sua vis comica stralunata che caratterizza solitamente i suoi ruoli, per dare spazio a una recitazione misurata, creando un veritiero Franklin Delano Roosvelt.
Laura Linney è brava nel suo fare discreto e sottomesso, così come anche Samuel West e Olivia Williams nei panni della firs lady sono perfettamente in parte.
Hyde Park on Hudson non emoziona e non coinvolge, e se inizialmente incuriosice, specialmente nella prima parte, con l'entrata in scena dei reali inglesi tale curiosità viene a scemare. Forse Hyde Park on Hudson nelle mani di James Ivory, più a suo agio nel trattare una simile materia, sarebbe stato differente.

Voto: 5/6

A.M.
Hanno collaborato:

Aloha Los Pescadores
Cooking Movies
Ho voglia di cinema
Il Bollalmanacco di cinema
Il Cinema Spiccio
In Central Perk
MontecristoPensieri Cannibali
Recensioni ribelli
Scrivenny 2.0
White Russian

Buon BMD!!!

.

martedì 17 settembre 2013

NEWS: Sette titoli italiani per conquistare una nomination agli Oscar




Sette film per una nomination: non è il titolo di un film, ma la missione che ha intrapreso il cinema italiano per far entrare una pellicola made in italy nella cinquina dei migliori film stranieri agli Academy Awards 2013.
Nella rosa dei film spunta La grande bellezza di Paolo Sorrentino, apologia del bel mondo romano con un grande Tony Servillo. Servillo è protagonista in "doppia versione" in Viva la libertà di Roberto Andò, film sulla falsa riga di Dave-Presidente per un giorno, dove interpreta un politico che scompare senza lasciare traccia e viene rimpiazzato dal fratello gemello.
Due opere prime dirette da attori che si cimentano dietro la macchina da presa: Miele, debutto di Valeria Golino sul tema scottante della morte assistita, e Razzabastarda di Alessandro Gassman storia di una tentata redenzione tra cocaina e ilsogno di una vita diversa. 
Salvo invece è la storia di un killer che in un regolamento di conti uccide il rivale e ne sequestra la sorella, cieca dalla nascita che grazie a lui riacquista la vista.
Film al femminile con Viaggio sola di Maria Sole Tognazzi, con una solitaria Margherita buy che viaggia per recensire hotel di lusso.
E infine l'outsider che potrebbe spiazzare e ottenere la nomination: Midway-tra la vita e la morte, horror dove una coppia si ritrova in balia di presenze sovrannaturali durante un weekend fuori città.
Tra i grandi esclusi troviamo Bella addormentata di Marco Bellocchio, che non è entrato nella rosa delle nomination perché il regolamento prevede la visione di film usciti tra il 1° ottobre 2012 e il 30 settembre 2013 (Bella addormentata è uscito nella prima settimana di settembre 2012), L'intrepido di Gianni Amelio e L'arbitro di Paolo Zucca surreale film sul mondo del calcio sardo.
Tra "i magnifici sette" potrebbero spuntarla La grande bellezza di Sorrentino, conosciuto al pubblico americano con This Must be the Place, e Miele di Golino, che ha un passato di attrice a Hollywood con successi del calibro di Rain Man e Hot shots!. Buone chance anche per Viaggio sola, e chissà se gli outsider non la spuntino sui film dagli ottimi incassi.
Il film designato per competere agli Oscar verrà scelto dalla commissione di selezione che si riunirà presso la sede dell'Anica il 25 settembre, mentre le nomination definitive verranno annunciate il 16 gennaio del 2013.


FILMOGRAFIA: Danny Boyle




NOME: Danny Boyle
DATA DI NASCITA: 20/10/1956
LUOGO DI NASCITA: Manchester, Inghilterra
PROFESSIONE: Regista, Produttore





REGISTA:

(2013) In Trance
(2010) 127 Ore
(2008) The Millionaire
(2007) Sunshine
(2004) Millions
(2002) 28 giorni dopo
(2002) Alien Love Triangle
(2001) Vacuuming Completely Nude in Paradise (Film Tv)
(2001) Strumpet (Film Tv)
(2000) The Beach
(1997) Una vita esagerata
(1996) Trainspotting
(1996) Screenplay (Episodio Tv: Not Even God Is Wise Enough)
(1995) Piccoli omicidi tra amici
(1990-1992) Inspector Morse (Episodio Tv: Cherubim & Seraphim, Masonic Mysteries)
(1991) For the Greater Good (Film Tv)
(1989) The Nightwatch (Film Tv)
(1989) The Hen House (Film Tv)
(1989) Monkeys (Film Tv)
(1987) The Venus de Milo Instead (Film Tv)
(1987) Scout (Film Tv)

PRODUTTORE:

(1998) 28 Settimane Dopo - Produttore esecutivo
(1997) Twin Town - Produttore esecutivo
(1991) The Nightwatch (Film Tv) - Produttore
(1985) Elephant (Film Tv) - Produttore
(1987) The Rockingham Shoot (Film Tv) - Produttore

venerdì 13 settembre 2013

STAR GOSSIP: Demi Moore come Brooke Logan.



Che cosa hanno in comune Demi Moore e Brooke Logan di Beautiful? La passione per i fidanzati delle proprie figlie e dei loro padri.
Dopo la fine del matrimonio con Ashton Kutcher, Demi Moore dopo un periodo di sofferenza ha cominciato a guardarsi intorno per ritrovare la serenità perduta. Non è andata a cercare molto lontana, infatti si era messa insieme all'ex fidanzato della figlia Rumer, Peter Morton, continuando l'ascesa nel mondo dei toy boy. Ma forse i ragazzi più giovani l'hanno stufata, così è passata al padre di lui, Harry. 
Insomma, dal figlio al padre, come la mitica Brooke insegna. E le figlie ora potranno dormire sonni tranquilli, così non rischiano più di vedersi scippato un fidanzato o di chiamare "papà" uno che potrebbe avere un paio di anni più di loro.
Demi infatti è passata da un 26enne a un 66enne, un uomo più grande, di lei di almeno una quindicina di anni. Che abbia lanciato la moda del grandpa toy?

giovedì 12 settembre 2013

LE USCITE DELLA SETTIMANA



Ok, la stagione cinematografica sta cominciando a sfornare primizie veramente invitanti. 
A cominciare dall'atteso ritorno (per gli aficionados del regista francese) di Michel Gondry con Mood Indigo-La schiuma dei giorni, con Audrey Tatou e Romain Duris. Colin e Chleo s'incontrano, s'innamorano e si sposano. Ma durante la luna di miele, Chloe inizia a manifestare i sintomi di una strana malattia: a causa di un fiore che cresce nei suoi polmoni, l'unica medicina è farla vivere immersa nei fiori.
Film italiano nell'entroterra sardo è L'arbitro, di Paolo Zucca con Geppy Cucciari e Stefano Accorsi. L'arbitro del titolo è Cruciani  detto Il principe (Stefano Accorsi) che viene coinvolto in un caso di corruzione calcistica e viene beccato, declassato, punito e mandato in Sardegna ad arbitrare la terza categoria sarda, dove si svolge la diatriba tra l'Atletico Pabarile, una delle squadre più scarse e il Montecratsu, allenata dall'arrogante allenatore Brai. Ma con l'arrivo dell'emigrato Matzuzi, l'Atletico Pabarile ribalta la sorte del campionato, tra vittorie inaspettate, faide calcistiche e una donzella da conquistare.
I "grandi vecchi" del cinema amano il documentario: dopo Rosi che ha vinto il Leone D'oro con Sacro Gra, questa volta tocca a Ken Loach ed Ettore Scola. "Ken il rosso" torna con The Spirit of '45, che raccoglie le testimonianze della popolazione inglese alle prese con i cambiamenti dell'Inghilterra dopo la fine della seconda guerra mondiale. 
Ettore Scola invece offre un affettuoso omaggio di Federico Fellini con Che strano chiamarsi Federico-Scola racconta Fellini: attraverso i ricordi del regista de La famiglia, racconta attimi di vita del grande Federico Fellini, frutto di un'amicizia cinquantennale.
Tocca ora agli americani con Come ti spaccio la famiglia (pessimo titolo italiano di We're Millers), commedia con Jennifer Aniston nei panni di una spogliarellista che viene assunta da uno spacciatore di droga per fingersi sua moglie, in modo da passare inosservato al confine del Messico dove deve prendere un carico di droga da trasportare NEgli USA.
Il potere dei soldi di Robert Lucetick con Harrison Ford e Gary Oldman e Liam Hemsworth. Adam (Hemsworth) vorrebbe fare carriera in una grande azienda di telecomunicazioni, in modo da poter aiutare economicamente la sua famiglia. Ma una bravata lo costringe a diventare una spia e deve rubare il prototipo di un nuovo telefono per conto del suo ex capo (Harrison Ford).
Tornano le avventure di Percy Jackson, con Percy Jackson e gli Dei degli Olimpo-Il mare dei mostri. In questa nuova avventura Percy Jackson deve recuperare il vello d'oro, l'unico oggetto che può ripristinare la barriera del campo di addestramento dove Percy sta studiando per diventare un semi Dio.
R.I.P.D-Poliziotti dall'aldilà con Mary Louis Parker e Jeff Bridges, racconta le vicende di un poliziotto ucciso che si unisce alla squadra dei R.I.P.D. che, in cambio di 100 anni di collaborazione con loro, avrà la possibilità di scoprire chi lo ha ucciso.
E infine un film ambientato nel mondo della musica classica con Una fragile armonia, con Philip Seymour Hoffman e Christopher Walken. Un quartetto d'archi dopo 25 anni di carriera rischia di perdere il proprio leader perché malato di Parkinson. Tra ego, incomprensioni, e frustrazioni rischia di rovinare il sodalizio nel gruppo.
Beh, che dire, di carne al fuoco ce n'è in abbondanza, non vi resta che farvi una bella scorpacciata. 
Buon cinema!!!

mercoledì 11 settembre 2013

MONOGRAFIA: Emma Roberts


Quando hai il cinema nel DNA non ci puoi fare niente, un viaggio di sola andata a Hollywood è d'obbligo. E' ciò che accade a Emma Roberts, figlia di Eric Roberts e nipote di una certa Julia, sì quella di Pretty Woman e Notting Hill.
Nata a Rhinebeck nello Stato di Newi York il 10 febbraio del 1991, fin da bambina infatti Emma visita spesso i set dove recitava la zia, e già a 5 anni voleva diventare un'attrice. La madre si oppone, desiderando per lei una vita normale, ma già a 10 anni riesce a ottenere mediante un'audizione il ruolo di Christina Sunshine Jung, ovvero la "figlia" di Johnny Depp protagonista del film Blow (2001).
Per il film successivo questa volta ci mette lo zampino la zia Julia, che le consente di ottenere una comparsata nella commedia I perfetti innamorati (2001).
Il fatto di avere un padre e una zia attori, non significa avere un posto di diritto nel firmamento hollywoodiano: infatti nel 2003 si vede sfumare la parte di protagonista nel film Daisy Winters, perché il progetto naufragò per mancanza di soldi. 
Riesce comunque ad avere una prima visibilità con il telefilm Unfabolous (2004-2007), serie stile Disney trasmessa sul canale Nickeoledon.
Data la giovanissima età, i film per lo più sono per un pubblico teen: è Amelia, ragazzina da salvare per scongiurare la fine del mondo in Spymate (2006), mentre in Aquamarine diventa amica di una sirena. Diventa un'investigatrice in Nancy Drew, film tratto dalla collana di romanzi di Carlyn Keene, mentre in Wild Child (2007) è una ragazzina viziata che viene spedita in un college inglese per imparare le buone maniere, tentando ogni bravata pur di farsi espellere. Galeotto fu il set e s'innamora di Alex Pettyfer, suo partner nel film e nella vita fino al 2009.
Dopo ancora due film di stampo prettamente giovanilistico come Niko-Una renna per amico (2008) e Hotel Bau (2009), Emma, ormai diventata maggiorenne, sente la necessità di ruoli più adulti e l'occasione arriva con Twelve (2010) diretto da Joel Schumacher, dove è amica di uno spacciatore di ecstasy. Recita nel film corale (dove c'è anche sua zia Julia) in Appuntamento con l'amore di Garry Marshall, il regista di Pretty Woman, dove interpreta una ragazza che vorrebbe perdere la verginità con il suo ragazzo rispetto ai suoi amici che decidono di aspettare il momento giusto. Un ruolo stile "I'n not a girl, not yet a woman" per parafrasare la nota canzone di Britney Spears.
Unica americana in un cast completamente giapponese, partecipa a Memoirs of a Teenage Amnesiac, 10° film più visto in Giappone.
Altro ruolo drammatico in Virginia (2010), film indipendente con protagonista Jennifer Connelly e presentato al Toronto Film Festival, pellicola che non ha avuto un grande riscontro di critica e pubblico.
Nel 2011 viene diretta da Wes Craven in Scream 4, dove interpreta il ruolo della cugina di Sidney Prescott, che frequenta la stessa scuola che viene presa nuovamente di mira dal killer Ghostface.
Il 2013 è il suo anno: al cinema è in ben tre film che spaziano dalla commedia (Come ti spaccio la famiglia con Jennifer Aniston), il trhiller con Empire States e soprattutto nella pellicola d'esordio di Gia Coppola, Palo Alto, tratto dal romanzo di James Franco che ne interpreta anche il ruolo principale. Per la TV invece apparirà in 6 episodi di American Horror Story: Coven, telefim horror con una strepitosa Jessica Lange.
Che Emma Roberts voglia togliersi di dosso i panni da teenager per affrontare ruoli più maturi?
Le premesse sono buone, e se sceglierà pellicole diverse dal suo iter precedente, potrebbe diventare una star e non più soltanto la nipote di Julia Roberts.

martedì 10 settembre 2013

RECENSIONE: L'intrepido






Titolo: L'intrepido
Italia, 2013
Cast: Antonio Albanese, Sandra Ceccarelli, Livia Rossi, Gabriele Rendina.
Sceneggiatura: Gianni Amelio, Davide Lantieri.
Durata: 104'


Antonio Pane (Antonio Albanese) fa un lavoro particolare: il rimpiazzo. Ovvero sostituisce un lavoratore in qualsiasi attività, dal muratore al tranviere, dalla mascotte al centro commerciale all'operaio. Lasciato dalla moglie (Sandra Ceccarelli) e aiutato economicamente dal figlio Ivo (Gabriele Rendina) che studia sassofono al consevatorio, un giorno conosce a un concorso Lucia (Livia Rossi), ragazza problematica a cui Antonio offre aiuto disinteressato.
Milano è la capitale della moda, dello shopping e dell'Expo 2015. Si respira lo smog, ma si respira a pieni polmoni la bellezza della musica con la Scala, il teatro al Piccolo, l'arte la trovi a Palazzo Reale o alla Pinacoteca di Brera.
Milano però è anche il grigiore delle giornate immerse nella fatica di una fabbrica in periferia, del sudore in una stireria, dell'aria insalubre che si respira facendo il pony express, in un clima di indifferenza, cinismo e cattiveria. 
Questo aspetto di Milano fa parte della vita di Antonio Pane, che di mestiere fa il rimpiazzo. In un'epoca dove ormai il lavoro è un miraggio e chi ce l'ha non può permettersi il lusso di assentarsi per una visita medica o per un raffreddore, o semplicemente perché quel giorno non si ha voglia di lavorare, il contributo di Antonio è fondamentale, perché lui per un giorno lavorerà al posto tuo, che sia un tram da guidare, l'operaio sui ponteggi, l'aiuto cuoco, qualsiasi emergenza, perché Antonio Pane è in grado di fare qualsiasi cosa.
La sua innata bontà e fiducia nel prossimo mal si coniuga con l'indifferenza delle persone, ma Antonio è felice, ama il suo "lavoro", anche se non viene pagato regolarmente. Ama il suo lavoro anche se nessuno gli offre il caffé prima del turno, ama il suo lavoro anche se nessuno gli dice grazie. La sua bontà è così genuina, da aiutare la giovane Lucia a rispondere alle domande di un test per un concorso che potrebbe cambiargli la vita in meglio.
In un paese sempre più precario, i giovani come Lucia cercano il proprio posto nella società, in preda a mille insicurezze e mali dell'anima che distruggono, come accade al figlio Ivo, giovane di talento che studia al conservatorio e suona il sassofono, ragazzo sensibile che non si tira indietro ad aiutare il padre in difficoltà, ma si tira indietro quando deve suonare su un palco, davanti a un pubblico.
Con L'intrepido Gianni Amelio dipinge un affresco cupo e deprimente della situazione odierna italiana. Se registi come Dino Risi e Mario Monicelli rappresentavano le falle di un paese afflitto da (molti) vizi e (poche) virtù con divertito disprezzo, Amelio offre uno sguardo sì poetico, ma pessimistico e vinto, su una situazione che difficilmente potrà trovare una via di uscita.
Novello Zelig, ovvero antieroe Alleniano che come un camaleonte diventava uno, nessuno e centomila a seconda delle situazioni e delle persone che incontrava, Antonio Pane si cimenta in qualsiasi mestiere, modellando le sue capacità a seconda delle esigenze lavorative altrui.
Come Charlie Chaplin che cerca di sopravvivere alle avversità della vita con ottimismo, l'autentico altruismo di Antonio è merce rara: Amelio lo catapulta in una Milano triste, impoverita non tanto per la crisi che attanaglia anche il Nord Italia, ma impoverita nell'animo delle persone, imprigionate in una homo homini lupus dove chi non schiaccia finisce per essere schiacciato.
E la sfiducia che prova nel genere umano è evidente, non c'è speranza per persone come Antonio, flagellato anche lui dalla piaga della disoccupazione alla soglia dei cinquant'anni, né per i giovani come Lucia e Ivo, oppressi da insicurezze, demoni interiori che impedisce loro di sognare un futuro. Perché non c'è.
Amelio usa l'arma della poetica e del cinema modellando un nuovo eroe chapliniano a cui il regista omaggia citando Il monello (di cui Antonio imita la camminata del vagabondo, vivendone di riflesso la situazione di indigenza) e Tempi moderni (l'alienazione di Antonio alla stireria, che, come un'automa, mette i camici nella stireria), ma la dolcezza e il fare disincantato si fermano qui: perché sei personaggi di  Chaplin si ribellavano alle avversità consapevoli che una vita migliore era dietro l'angolo, il personaggio di Amelio invece lo da per sconfitto, in un mondo in cui la benevolenza verso il prossimo è da stupidi. 
Amelio non è tenero nemmeno nei confronti dei giovani, con la disperazione di Lucia e gli attacchi di panico di Ivo.
Se il film parte tagliente e crudele fin dalle prime scene in cui il suo antieroe subisce, cercando successivamente di ribellarsi a un sistema che lo disgusta, il film una volta mostrata l'odissea lavorativa del protagonista, tende a perdersi proprio quando interagisce con le storie di Lucia e Ivo: troppa carne al fuoco, che finisce inevitabilmente per bruciarsi, facendo perdere di vista la situazione di disperata solitudine in cui versa Antonio.
L'intrepido è un'istantanea di un paese che è travolto dall'inciviltà, dall'ignoranza, dove non c'è spazio per la bontà, offrendo un preludio di un paese che non riesce a uscire da un incubo senza fine. Non ci sarà nessun miracolo a Milano. O forse sì, a giudicare dallo sguardo che ci regala alla fine Antonio. Ma la sua storia rimane in sospeso, così come è in sospeso la sorte del bel paese che fu.

Voto: 6
A.M.