sabato 21 gennaio 2012

RECENSIONE: The Girl With the Dragon Tattoo



Titolo: The Girl With the Dragon Tattoo
Cast: Daniel Craig, Rooney Mara, Stellan Skargsdar, Christopher Plummer, Robin Wright.
Sceneggiatura: Steven Zallian
Musiche: Trent Reznor, Atticus Ross
Durata: 158'

Mikael Blomkvist (Daniel Craig) è il direttore della rivista Millennium, rivista di carattere finanziario specializzato in inchieste su speculazioni nel mondo dell’alta finanza.
Giornalista di successo Blomkvist è incapace di avere un buon rapporto con la figlia e invischiato in una relazione extraconiugale con Erika Berger (Robin Wright), nonché caporedattore della rivista.
In attesa di scontare una pena per diffamazione, viene contattato dal magnate Henrik Vanger (Christopher Plummer) per ricostruire gli avvenimenti accaduti nel lontano 1966, riguardo la scomparsa della sua nipote prediletta Hanriett, da lui ritenuta assassinata da un membro della sua stessa famiglia, disfunzionale al limite della perversione.
Mikael si trasferisce da Stoccolma a Hestad per un periodo, in modo da condurre le sue indagini, e viene contattato dalla Hacker Lisbeth Salander (Rooney Mara), dando inizio a una collaborazione alquanto singolare, in quanto soggetto studiato e spiato dalla scaltra hacker che ha recuperato illegalmente una serie di informazioni sul giornalista.
Lisbeth è una ragazza introversa, al limite del sociopatico, veste in stile punk e ha un passato doloroso fatto di violenze e abusi. Costretta a vivere sotto la tutela di un avvocato, Lisbeth comunque è un’ottima ricercatrice e sarà un’alleata preziosa per Mikael. I due neo detective scopriranno delle trame oscure legate alla famiglia Vanger e qualcuno tenterà di uccidere Mikael affinché il segreto non venga svelato.
Una storia complessa e affascinante, più di mille pagine compresse in 158’: con The Girl With the Dragon Tattoo, David Fincher ritorna alle atmosfere cupe di Seven e Zodiac per proporre una versione americana del best seller di culto firmato da Stieg Larson, già diventato film nel 2009. L’inizio parte come una bomba grazie alla colonna sonora firmata nuovamente da Trent Reznor e Atticus Ross che offrono una nuovo restyling alla hit Immigrant Song dei Led Zeppelin, questa volta cantata da Karen O’, leader dei Yeah Yeah Yeahs. I titoli di testa sono spettacolari, non se ne vedevano così dai lavori di Saul Bass (inventore dei titoli de La Pantera Rosa, e chissà cosa avrebbe fatto con le nuove tecnologie…), facendo subito intuire allo spettatore che quello che vedrà non sarà una passeggiata.
Toni metallici e caldi, a tratti bollenti, raffreddati dalla glaciale Svezia, che fa da cornice a questo thriller avvolto nel mistero.
Fincher è abbastanza fedele al suo predecessore e non parte subito con il caso della scomparsa di Harriet Vanger, ma, rispetto alla versione originale della pellicola, mostra aspetti della vita del giornalista, come il rapporto con la figlia (presente nel libro e non nella versione cinematografica svedese) e della sua famiglia, creando un parallelo tra lui e Lisbeth prima del loro incontro, come se studiasse i suoi personaggi con la precisione di un antropologo.
Il personaggio di Lisbeth invece viene presentato dal principio come una persona sfuggevole ed enigmatica rispetto alla versione rabbiosa interpretata da Noomi Rapace, grintosa anche nel look con il make up più marcato e lo stile più punk e aggressivo. La Lisbeth di Rooney Mara è più “trasparente”, come se non volesse farsi assolutamente notare, con un viso apparentemente acqua e sapone, ma più “evidente” con i capelli e i vestiti non proprio da brava ragazza borghese, facendosi notare inevitabilmente.
Fincher in questo modo cerca di evitare di fare una fotocopia di un film già esistente, rimanendo leggermente più fedele al romanzo, anche se finisce per rispecchiare parecchio la prima versione cinematografica.
E se nell’originale le scene di violenza che subisce Lisbeth sono più crude al limite dell’intollerabile, qui si tende stemperare la violenza, anche se un senso di disgusto pervade ugualmente lo spettatore (femminile), ma nel complesso la storyline finisce per seguire inevitabilmente il suo predecessore.
Valeva la pena un’operazione del genere? Sì se si dimentica per un attimo l’esistenza della prima versione, perché comunque Fincher ha il pregio di immettere la sua impronta autoriale, analizzando il male attraverso la violazione del corpo femminile, straziato come quello della giovane Lisbeth, costretta a sopportare gli abusi del suo tutore/aguzzino, come la violenza di un possibile omicidio che ha strappato la giovane Harriet alla sua famiglia. Così come le ragazze uccise che ritornano prepotentemente dall’al di là, durante le indagini di Blomkvist e Salander. Uomini che odiano le donne, questo è il titolo italiano per questo primo capitolo della trilogia Millennium, mai così perfetto.
Ma dietro un’apparente misoginia di Larson, le donne non sono così passive ed ecco Lisbeth sprigionare il suo odio e la sua vendetta, rendendola non meno spietata e pericolosa, riuscendo a capovolgere il ruolo da vittima a carnefice. E in questo The Girl With Dragon Tatoo rimane fedele sia al libro che al film di origine, lasciando intatta la forza e l’anima tormentata della protagonista, dando nuova linfa vitale all’enigmatica bad girl.
The Girl With the Dragon Tattoo non è un’inutile operazione commerciale per far conoscere agli americani la trilogia di Larson (se non la conoscono già, essendo best sellers di fama internazionale), e anche se il paragone è inevitabile e la durata è eccessiva (dilungandosi specialmente nel finale) finendo purtroppo per appesantirlo un po’; è un trhiller ben confezionato, visivamente splendido e ben recitato da un cast di prim'ordine (soprendente Mara), che non tradisce la sua origine euopea, evitando di creare un’americanata che non sa andare oltre i soliti cliché.
Fincher, da bravo artigiano che conosce il proprio mestiere, riesce a creare la sua versione personale, di forte impatto visivo, evitando di tralasciare il lato emotivo.
Un film ambientato nel freddo, ma caldo nel suscitare emozioni.

Voto: 7,5
A.M.

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