giovedì 2 settembre 2010

RECENSIONE: Splice


Titolo: Splice
Canada/Francia, 2009
Cast: Adrien Brody, Sarah Polley, Delphine Chanéac
Sceneggiatura: Vincenzo Natali, Antoinette Terry Bryant, Doug Taylor, Brandon McGibbon
Produzione: Gaumont

Clive Nicoli (Adrien Brody) ed Elsa Kast (Sarah Polley) sono due scienziati al servizio di una casa farmaceutica. Coppia nel lavoro ma anche nella vita privata, lavorano nel laboratorio NERD dove creano Fred e Ginger, animali/mutanti ibridi nati per poter estrarre proteine in modo da poter sconfiggere malattie genetiche e forme di tumori.
I due scienziati vorrebbero andare oltre con i loro esperimenti, ma sono frenati dai capi dell'azienda che premono affinché la loro scoperta venga messa sul mercato e frutti profitti. I due geni della biochimica non si arrendono ed Elsa prende l'iniziativa creando un feto animale incrociato con il DNA umano: nasce DREN (Delphine Chanéac), un essere mutante. L'esperimento, che doveva essere tale, sfugge di mano, e finisce per sconvolgere la vita (lavorativa, ma anche personale) di Clive ed Elsa...
Splice, l'ultimo film del canadese Vincenzo Natali, dodici anni dopo il suo debutto con The Cube, torna con una storia che rispolvera l'ormai classico connubio tra scienza ed etica che porta alla fatidica domanda: fino che punto è giusto violare la natura per perseguire fini pur sempre nobili?
Il film parte con toni inquietanti, a cominciare dai titoli di testa cupi e contorti, per poi aprire con una soggettiva da parte di Fred, il mutante dalla forma vagamente fallica. Fin da subito grazie ad una fotografia sgranata dai toni dark, Natali offre una concezione visiva affascinante dal punto di vista estetico (niente male per un genere che di solito tende ad abusare degli effetti speciali per creare effetti visivi di forte impatto). Fred e Ginger sono le creature di Clive ed Elsa, novelli Frankestein che, in nome della scienza, decidono di assurgere a sostituti di Dio e creare una nuova vita che va al di là della scoperta scientifica. La prima parte del film è incentrata sulla vita di Clive e della sua compagna, tra lunghe ore passate in laboratorio al ritmo "di musica fascistoide per ritardati" e vita privata fatta di progetti e voglia di formare una famiglia.
La voglia di sperimentare nuove forme di vita ha il sopravvento, e poiché (si dice) la tentazione è donna è Elsa a prendere l'iniziativa, è lei che vuole andare oltre la conoscenza per poi sempre spingersi oltre le leggi della natura. Così nasce DREN, metà umana e metà animale, essere che finisce per diventare una sorta di figlia per Elsa.
Infatti l'aspetto più interessante del film è la dimensione psicologica dei personaggi che non viene trascurata: Elsa ha avuto un'infanzia infelice e un pessimo rapporto con sua madre, e trasferisce la sua voglia di affetto e di riscatto nei confronti della genitrice diventando lei stessa una figura materna per DREN. Elsa è l'elemento più forte all'interno della coppia, finendo per trascinare con sé Clive, poco incline a opporsi al suo volere. DREN invece sembra una bimba diversa, spaurita che sogna solo la libertà e vorrebbe essere poi amata una volta divenuta adulta.
Questo elemento femminile che tende a dominare nel corso del film è interessante inserito nel genere fantascientifico, conferendo un aspetto originale alla trama. Purtroppo poi la storia comincia un po' a tirare il fiato, tende a scadere nel ridicolo (la scena erotica tra DREN e Clive scoperta da Elsa, suscita l'umorismo involontario) e allora si preferisce virare nel gore e in un finale da film horror qualunque.
 Il finale del film comunque fa venire in mente il capolavoro di Cronenberg La Mosca, restituendo un minimo di inquietudine iniziale, ma è parecchio lontano dal mitico film interpretato da Jeff Goldblum.
Adrien Brody con il look da ragazzo "sfigato" cresciuto tende ad assumere un atteggiamento spaesato, mentre Sarah Polley nelle vesti della scienziata "pazza" regge bene il ruolo senza sembrare ridicola, ma è Delphine Chaneàc che ruba loro la scena, con la sua DREN, una ragazza imprigionata in un corpo mutante vulnerabile e dotata di fragilità.
 Natali non è Cronemberg, ma confeziona un buon film di fantascienza che non annoia nonostante le sue pecche. Buona tecniva visiva, buona musica e una certa introspezione psicologica, fanno di Splice un prodotto per appassionati del genere, ma anche per i neofiti del genere.

Voto: 7

A.M.


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